23 marzo 2013

La Fondazione e la retorica delle donazioni



C'è una lunga trafila di donazioni all'Ospedale garantite dal buon cuore e dalla generosa borsa della Fondazione Carifac. Donazioni di macchinari all'avanguardia che hanno alimentato una radicatissima tradizione dell'istituto, quasi una prova solenne di continuità, capace di trascendere i decenni, le presidenze e i profondi cambiamenti che hanno coinvolto la nostra città. Nonostante la provenienza dall'universo della sanità cittadina e regionale e il sostanziale allineamento con i principali centri di potere locali, avevamo sperato che il neopresidente della Fondazione Guido Papiri si facesse promotore attento e determinato di un cambio di direzione e di marcia, di un inatteso moto bergogliano in grado di mettere i sigllli a questa tradizione donatoria che avrà anche avuto i suoi meriti, ma che oramai risulta sempre più sfasata rispetto ai bisogni di un territorio costretto a riscoprire la centralità dei bisogni primari e della loro soddisfazione. La Fondazione è oggi l'unica istituzione locale in grado di redistribuire ricchezza sul territorio. E deve farlo non per gentile concessione di vertice ma in ragione della propria natura e del dispositivo statitario che ne sostiene il funzionamento. La partita strategica relativa al ruolo della Fondazione non è quindi incentrata sul "se" ma sul "come" produrre interventi incisivi  vantaggio della collettività e non a supporto delle ambizioni della tecnostruttura. Darsi la mano da soli per aver donato all'Ospedale un tavolo radiologico telecomandato e un laser destinato all'unità operativa di Urologia per un ammontare di 240 mila euro, significa non avere chiari alcuni elementi fondamentali della crisi. Innanzitutto che la sanità assorbe circa l'80% del bilancio regionale e che è tempo di razionalizzare, tagliare e destinare la polpa non alla retribuzione di una pletora di primari e di unità operative inutili e farlocche ma al potenziamento del servizio e delle prestazioni sanitarie, ossia al vero core business della sanità. Ragion per cui sarebbe il caso che certi macchinari uscissero fuori direttamente dalla gestione pubblica della sanità e non dalle azioni compensative messe in campo da un istituto che dovrebbe diversificare l'allocazione delle sue risorse, destinandole a specifici progetti legati alla ripresa economico sociale del territorio. Non è più possibile e tollerabile che le consistenti risorse messe a disposizione dalla Fondazione vengano assorbite quasi interamente dalla donazione di macchinari e che la quota parte restante si disperda nei mille rivoli di microfinanziamenti che vanno a  oliare attività ed eventi spot che non producono alcun valore aggiunto e non generano trasformazioni strutturali in loco. Quando Papiri dichiara che la sanità è un settore primario di intervento soprattutto in un momento drammatico come questo rischiamo di uscire dai binari del buonsenso perchè un servizio ad accesso universale che drena risorse impressionanti e che viene finanziato dalle tasse dei cittadini e delle imprese deve avere il dovere dell'autosufficienza e dell'efficienza anche strumentale. In questo senso 240 mila euro spesi per finanziare un paio di seri progetti occupazionali e di ripresa economica locale sarebbero stati assai più utili per la comunità. perchè è il lavoro il bene primario che cambia radicalmente  la scena e la vita delle persone. Ragion per cui, come sempre, primum vivere deinde philosophari. E siamo certi che Guido Papiri saprà sorprenderci cambiando rotta già dal prossimo giro di finanziamenti. Altrimenti è meglio che se ne torni a vestire gli abiti tristi e felpati del Pierrot di Belvedere che sarà anche pieno di malinconia ma di certo non fa danni.
    

13 commenti:

  1. In teoria ci dovrebbe essere una visione strategica di lungo periodo dietro l'azione della Fondazione, condivisa con la comunita' locale e i loro rappresentanti politici. Ma come questa strategia non la hanno i politici, non la ha la Fondazione. Piuttosto hanno pagato un nuovo studio di ricerca alla Politecnica delle Marche per scoprire che siamo con il culo per terra. Credo che il mondo economico fabrianes se ne fosse gia' accordo. Mentre dello studio CENSIS di 18 anni orsono, che chiedeva riconversione, nessuno ha mai tenuto conto. Men che meno il fantomatico Piano Strategico del Comune di Fabriano. Non si capisce poi perche' hanno scelto, nel bando per il nuovo Segretario Generale della Fondazione, il requisito di residenza nel territorio da almeno tre anni, conveniva lasciarlo aperto e aspettare i migliori professionisti che si sarebbero candidati, visto che la funzione del Segretario e' fondamentale e bisognava pretendere il meglio, magari una persona meno svincolata a logiche di parrocchia locale ed a condizionamenti locali.

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  2. tutti scatenati per qualke centinaia di euri dei rimborsi a 5*****, poi quando si parla di "paccate" (cit.) di euri tutti zitti?
    questa è distrazione di massa...

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    1. I grillini sono popolari, a livello della gente comune. La fondazione rappresenta il circolp chiuso: o sei dentro o sei fuori, per questo tutti la guardano in modo distratto. Problema di comunicazione? Forse ... circolo chiuso? Probabile! Forse questa potrebbe essere una risposta alla tua riflessione ..:

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  3. Purtroppo Signor Simonetti, non conosce quest'uomo! E' un soggetto che non fa mai niente per caso! Ha governato la sanità Fabrianese per anni, anni, anni! E qual'era il miglior sistema per rimanervi? Farsi nominare Presidente della Fondazione! Ovvio! Quindi continuerà sicuramente a finanziare la sanità Fabrianese ma... con un piccolo particolare... a chi dice lui! Completamente sbagliato quanto Lei afferma: "...retribuzione di una pletora di primari e di unità operative inutili e farlocche..." errore perdonabile che dipende dalla sua insufficiente conoscenza del sistema retributivo dei medici. Le dico in due parole solo questo: chi qualifica l'ospedale sono le specialistiche, se poi vuole avere maggiori informazioni me lo faccia sapere! Mi faccio vivo io. Mi scuso per l'anonimato, cordialmente!

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    1. sentiamoci in privato... giasim@libero.it

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  4. Condivido, la qualificazione di un ospedale nasce dalla presenza di specialistiche in grado di curare con tecniche di avanguardia e se il sistema sanitario nazionale non è in grado dì fornirle ben venga la donazione della fondazione. A chi sta male non importa. Fidatevi!

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  5. questi sono seduti su un bel pacco di milioni e vogliono restarci. A finanziare iniziative imprenditoriali non ci pensano proprio, anche perchè visto il deserto imprenditoriale, a chi li danno?

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    1. Posso progettare un bellissimo attico, trovare le risorse per costruirlo ma se mi dimentico di prevedere l' arredo di una stanza e mi rendo conto che non ho più finanziamenti per aquistarne i mobili, quando inviterò gli amici a vedere la mia nuova abitazione, sarò costretto a chiudere a chiave la stanza evitando di fare una brutta figura. Mi viene da pensare che una parte delle donazioni a cui fai riferimento servano a compensare un difetto di progettazione e di previsione di spesa, utile più a impedire che qualche dirigente o ente amministrativo faccia una brutta figura, magari a ridosso di elezioni amministrative, e confermando un diretto collegamento tra Fondazione e Politica. Si continua, ammantando la donazione come atto finalizzato al benessere della popolazione, a depauperare le risorse del territorio che , come ben hai auspicato, dovrebbero essere utilizzate per incentivare progetti finalizzati al recupero di capacità produttiva locale . A tal proposito vorrei ricordare che già l' ing. Sorci aveva esortato, a suo di numeri e grafici, il cambio di marcia della Fondazione a tale proposito.

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  6. Tutto dipendenda chi ti ha nominato, mi spiego meglio ... in altre citta', se sono i politici a scegliere il Presidente della Fondazione, questi a loro deve rispondere. Oppure, capita anche che sia un Presidente di Fondazione a scegliere il Sindaco e quindi sara' quest'ultimo ad ubbidire ... Quindi, basta solo capire come pende il piatto della bilancia per capire e prevedere futuro delle scelte di uba Fondazione.

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    1. Vi siete mai chiesti quale utilizzo viene fatto delle apparecchiature donate dalla Fondazione all'ospedale? Spesso una parte della loro attività è dedicata alla libera professione; questo significa che un correntista della fu C.diR. Di Fabriano, che ha contribuito a creare il fondo donato dalla Fondazione, per accedere al bene donato e non attendere una lunga lista di attesa, dovrà comunque pagarsi la prestazione. In "soldoni" se si vuole, per esempio, fare un esame di risonanza magnetica e non aspettare mesi, nonostante che l'apparecchio sia stato donato dalla Fondazione, dovremo pagare centinaia di euro per fare subito l'esame. Ci sono Fondazioni che mettono nell'atto della donazione, il vincolo che il bene donato sia esclusivamente utilizzato a fini pubblici e non privati. C'è nessuno che può controllare che questo obbligo sia scritto sugli atti attuali e futuri di donazione da parte della Fondazione?

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  7. Ma Fabriano ndo cazzo vole andà co sta gente nella Fondazione?

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  8. chi nasce tondo non può morire quadrato (cit.)

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  9. c'e' bubu',penserà a tutto lui,tranquilli!

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