La vendita della Tecnowind, in poche settimane, ha cambiato radicalmente pelle e faccia: da operazione di salvataggio è diventata sceneggiato a puntate, giocato su un susseguirsi di colpi di scena e minuetti consumati alla spalle di alcune centinaia di lavoratori e di una comunità ormai costretta a saltare da una crisi all'altra. Come tutti sanno, dopo innumerevoli pressioni e giri di valzer, il Fondo Synergo, azionista di maggioranza della Tecnowind con l'89% del capitale sociale, ha sciolto le ultime riserve, annunciando la vendita del proprio pacchetto azionario: il 51% ai dirigenti dell'azienda e il 38% ai lavoratori. Una vendita ponte che dovrebbe aprire la strada a un nuovo "giro di quote" da parte di Fosco Celi & Workers in direzione del vero acquirente, quel Cardinali da Osimo oramai proposto e annunciato con le sembianze ieratiche di un Cristo Redentore sulla collina di Rio de Janeiro. Fatto sta che ad oggi non si comprende ancora se i lavoratori abbiano accettato e sottoscritto la cessione di quote, se intendano davvero assumere il ruolo di azionisti, quale forma, singola o associata, desiderino dare alla propria partecipazione societaria e che ruolo ricoprano - o intendano ricoprire - in questa operazione le rappresentanze sindacali. Certo è che le organizzazioni sindacali hanno deciso di ripetere l'errore che già commisero sul caso Ardo: sostenere qualsiasi soluzione a prescindere, focalizzando l'attenzione non sui contenuti e le prospettive del piano industriale, ma sul formalismo delle migrazioni societarie e dei trasferimenti di quote e azioni. In quel caso le rappresentanze sindacali fecero quadrato attorno alla soluzione JP Industries, accettando di legittimare col proprio consenso un'operazione industriale senza respiro strategico e senza Piano Industriale. Oggi si accingono a fare altrettanto, confidando a scatola chiusa nelle buone intenzioni del nuovo acquirente e senza una riflessione critica su quali possano essere le aree in cui andrà a colpire la nuova dirigenza se vorrà davvero ricostruire un minimo di ritorno sugli investimenti. Il buonsenso, quasi quasi, spingerebbe a dare ragione al minimalismo sindacale perché in tempi difficili, come quelli che viviamo, conta, innanzitutto, necessario mettere in sicurezza la continuità produttiva della Tecnowind, evitarne la liquidazione e creare le condizioni affinché il Tribunale possa sbloccare la procedura di concordato preventivo in bianco. Eppure resta intatta la sensazione di un sindacato che abbassa il tiro e accetta di brancolare nel buio, in attesa che i nuovi acquirenti - entro il 30 settembre - consegnino al Tribunale il nuovo Piano Industriale. Per 45 giorni i lavoratori e i loro rappresentanti verranno, quindi, tenuti all'oscuro di ogni ipotesi di ristrutturazione e di ogni disegno di sviluppo. E mai come in questi casi il tempo è denaro e l'informazione è vita. E difatti non sono in pochi quelli che sostengono che i veri problemi inizieranno proprio a partire da adesso. Anche perché se uno acquista un'azienda così malconcia da essere ceduta al compratore al valore di un cornetto Algida, per rendere l'investimento conveniente e profittevole c'è una sola ricetta possibile e praticabile: una cura di lacrime e di sangue, col bisturi messo da parte e rimpiazzati da feroci e assai poco chirurgici colpi di ascia, come quelli di Jack Nicholson in una nota pellicola di Kubrick. E tra Fabriano, la Romania e la Cina è facile immaginare, e chissà che ne pensa il sindacato, dove giungerà la lama e chi saranno gli innocenti a pagare dazio.
I dipendenti hanno deciso di cedere la quota a loro destinata all'ing. Cardinali. Decisione che è stata presa - come dici - confidando nelle buone intenzioni dell'acquirente in quanto i termini e contenuti del piano industriale ancora non si conoscono.
RispondiEliminaTi ringrazio per questo importante aggiornamento
EliminaGian Pietro, lo avevo già scritto che il 51% ceduto ai dirigenti e il 38% ai dipendenti poi sarà ceduto sempre a 1 euro a Cardinali e alla cordata di imprenditori che avrebbero deciso di ricapitalizzare per 2,5 mln di euro.
EliminaAnche perchè se gli operai dovessero tenersi il 38% in pratica si prendono anche il 38% dei debiti. O no!
Maurizio C.
I debiti rimangono sempre alla società mica vanno ai dipendenti ... e comunque 38% di debiti ma anche 38% degli oltre 60 mil di fatturato e tutto quello che ne consegue.
Eliminavolevo chiarire ,da operaia della tecnowind ,che se avessimo tenuto le quote, avremmo dovuto ricapitalizzare anche noi...
EliminaQuesto è vero, anche se, tecnicamente potevano esserci altre strade ma, con i libri contabili in tribunale non percorribili. Avete chiesto qualcosa in cambio della cessione ?
EliminaMa che è un gioco di ricatti?
EliminaMa riportare le lavorazioni rumene a Fabriano è proprio impossibile?
RispondiEliminaSemmai fosse si potrebbe aasorbire tutta la forza lavoro attuale della TW, ma anche qualche altro operaio a spasso; per far quadrare il tutto bisogna che lo stato, regione e comune rendano competitivo questo processo, incentivandolo economicamente anche per ridurre il gap con paesi come la Romania.
I varii aiuti oggi distribuiti a pioggia e a fondo perduto (vedi cassa integrazione) avrebbero uno scopo e finalmente il lavoro prenderebbe la via del ritorno.
Un esempio anche per tutti quelli che hanno portato fuori le lavorazioni, ma a parte il costo più basso hanno trovato un sacco di rogne e problemi con rumeni, cinesi, messicani, ecc.
La vedo dura
EliminaCondivido anche perchè è quanto scrivo da 2 anni anche sulle altre crisi industriali.
EliminaMaurizio C.
P.S: come ho già scritto altre volte circa un anno fa, ci sono 35 mln di euro dell'accordo di programma che sono lì fermi e che non saranno mai spesi.
EliminaUtilizziamoli per riportare alcune produzioni delocalizzate, a Fabriano garantendo lavoro.
Mi è stato risposto che quelli sono per chi viene ad investire a Fabriano aprendo altri stabilimenti assumendo personale ex ARDO.
Ho risposto: ILLUSI, di quei 35 mln di euro non ne spenderete nemmeno 1.
E' passato oltre un anno: avevo ragione e, credetemi, mi dispiace avere ragione su questi argomenti.
Maurizio C.
D'accordo al cento per cento....bisogna anche fare i conti con il bassissimo tasso di specializzazione delle maestranze che sarebbero da reimpiegare.....riflettete
EliminaLo Stato non farà niente e in EU il trasferimento di know-how, manifattura ecc nei paesi meno sviluppati è incentivato - con i soldi di quelli più sviluppati !!!
EliminaSpero che è una battuta, perchè se parli seriamente non mi fa ridere affatto
EliminaNon è una battuta, è un meccanismo che esiste da tempo e va a nostro totale svantaggio esistono e di fatto sostengono i processi di delocalizzazione. E chi alimenta questi fondi se non i paesi più ricchi tra cui l'Italia ?
Eliminahttp://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=374
Leggi anche il doc. del parlamento europeo:
Eliminahttp://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+IM-PRESS+20060313IPR06152+0+DOC+XML+V0//IT
Non credo che la Commissione recepisca, han più forza le lobby del P.E.
Per lo meno queste sembrano essere le ultime news
RispondiEliminaDa lavoratore tecnowind ti rispondo , fate i cazzi tuoi ,non sai un cazzo ,non diffondere notizie sbagliate ...noi ritorneremo alla gramde ...bamboccio e un altra volta bamboccio
Eliminaquali sarebbero le notizie sbagliate che sono state diffuse ? comunque io lavoro nell'indotto per azienda che fornisce tecnowind quindi interessa anche a me sapere cosa succede
EliminaInvece di sputare insulti al lavoratore Tecnowind consiglierei di leggere attentamente quello che si scrive qui, perché quando ricomincerà a piangere ammortizzatori sociali, il bamboccio se lo prenderà da chi si è rotto le palle di mantenere sta gente
EliminaNon ho capito l'ultimo commento
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