Esiste una lunga e consolidata tradizione militare, magnificamente declinata in forma artistica nel cinema e nella letteratura, che raffronta e compara l'eroe immolato per la patria e per la bandiera, contrapposto all'alter ego negativo, alla smentita del coraggio che si stampa nel profilo impenitente e guitto dell'imboscato. L'imboscato è quello che simula partecipazione e finge solidarietà ma poi se la squaglia, è quello sempre lontano dalla trincea ma sempre prossimo alla fureria, è il bellimbusto che marca visita con molta scienza e zero coscienza e ha sempre uno zio ufficiale che riesce a rintanarlo in qualche retrovia. Un idealtipo di cui furono straordinari interpreti Gassmann e Sordi - nei panni di Giovanni Busacca e di Oreste Jacovacci - film "La Grande Guerra". Il problema sorge quando a imboscarsi non è il singolo ma un intero segmento sociale. La crisi del distretto metalmeccanico fabrianese ha spazzato grigiori e attendismi, facendo emergere un'inedita coscienza operaia, un volto padronale senza paternalismi e una città partecipe anche se con diversi gradi di motivazione e coinvolgimento. L'unica assente, la Grande Imboscata, è stata la sedicente borghesia fabrianese, quel ceto composito di avvocati, medici, commercialisti, architetti che col merlonismo hanno pascolato a lungo e bene, proponendosi come cerniera tra potere e popolo e come classe dirigente promossa per cooptazione e quindi al netto di meriti, capacità e carisma. Un segmento sociale dissoltosi come neve al sole, incapace di articolare una posizione ufficiale e un pensiero pubblico sulla crisi; un ceto benestante bene acquattato nel sussurro e in un mormorio indolente proprio mentre la città ha bisogno, come l'aria, di élite capaci di guidare e orientare la transizione. Tradizionalmente la borghesia è una protagonista della crisi, il soggetto capace di esprimere una leadership di interesse e di cultura. Una borghesia imboscata è, quindi, un clamoroso ossimoro. Ma a Fabriano accade serenamente anche questo. Si tratta di un'anomalia locale, forse indurita dalle persistenze di un'origine rurale, di una forma di diserzione sociale e culturale, del silenzioso tentativo di fare incetta e cumulare le ultime risorse disponibili, mentre tutti gli sguardi sono rivolti altrove. Ma il grosso della verità è che Fabriano non ha mai avuto una borghesia, perché era totalmente superflua rispetto al funzionamento della relazione paternalistica tra il merlonismo e la comunità. Un rapporto diretto, naturale, simbiotico e quindi esonerato dalla necessità e dal bisogno di mediazioni di alto profilo. Quella che abbiamo conosciuto non era una borghesia ma la sua parvenza, una rappresentazione scenica che serviva non a fare sistema ma a fare vetrina e a salvaguardare la forma. La crisi ha spazzato via per sempre le "mossette" vespertine di un ceto medio-alto che era solo fittiziamente dinamico e borghese, ovvero pura metalmezzadria affrancata da bolla padronale e per questo insulsa ma supponente. E Fabriano, disastro nel disastro, dovrà ricostruire non solo un'economia di sopravvivenza ma pure una classe dirigente degna di questo nome: due tragedie in un colpo solo.
8 luglio 2013
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Una "classe dirigente promossa per cooptazione e quindi al netto di meriti, capacità e carisma": poche parole, chiare, vere, reali.
RispondiEliminaIl clientelismo radicato della nostra città ha fatto "crescere" personaggi non all'altezza dei ruoli che hanno svolto (almeno nella stragrande maggioranza dei casi).
Un giorno avevo chiesto un appuntamento con il sindaco (non dico quale, perché non è importante CHI era - uno dei tanti che si sono succeduti in questi ultimi 30 anni-). Mentre ero a far la fila da circa un'ora, vedo arrivare un libero professionista fabrianese che, con aria sicura di sé e platealmente compiaciuto del proprio ruolo sociale, passa avanti a tutti, parlando con il sindaco senza bisogno di appuntamenti o segretarie varie.
Era evidente la consapevolezza che aveva: "Per me, la fila è niente!".
Non so se è stato peggio vederlo saltare la fila con tracotanza o vederlo parlare sottovoce con il sindaco (la porta l'avevano lasciata socchiusa)con l'aria di chi la sa lunga e sorridere soddisfatto dell'accordo in corso.
Vederlo poi uscire a testa alta mi ha fatto pensare: "A volte camminiamo a testa alta, in modo davvero immeritato".
Ma il demerito lo paghiamo tutti, prima o poi!
dobbiamo fare un'analisi rigorosa di quel che è successo per tracciare una netta linea di demarcazione tra ciò che è stato e ciò che sarà
Eliminapreferisco tacere su questo commento onde evitare di tirarne fuori troppe...
Eliminanon sono così ottimista come te, Gian...non credo saremo noi, a vedere ciò che sarà...
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G.R.
"Sarà caldo e ci saranno disagi fino alle 10 per chi da Fabriano si dirige ad Ancona e per gli anconetani, dunque abbiate un bel po' di pazienza, dobbiamo rimanere tutti calmi: manifestanti, cittadini e poliziotti". Così il questore di Ancona Stefano Cecere sul serpentone di auto organizzato per domani dai lavoratori Indesit Company. "Ci sono persone che stanno perdendo il lavoro e vogliono rappresentare la situazione alla Regione e ai cittadini", ha aggiunto. (Ansa) calma calma calma state calmi calmatevi una bella tazza di camomilla e un giretto in macchina poi la sera na fiaccolata con un padre cristi, adesso me organizzo con cammioncino dei gelati e panini tanto qui va a fini sempre co na magnalonga......
RispondiEliminaPerché quella specie di sindaco non fa venire Papa Francesco a Fabriano come a Lampedusa.Anche qui ci sono e ci saranno gli ultimi,anche qui stiamo affondando come le carrette degli immigrati.Forza batti un colpo sindaco scrivi anche tu a Bergoglio chissa'forse accetta di venire.Forse quel giorno vedremo la borghesia fabrianese scendere in piazza ...a dimenticavo ,solo per il Papa naturalmente ,a loro dei lavoratori che gliene frega.
RispondiEliminaQuando venne Woitila andò a baciare la mano a Merlo'...vedi te
RispondiEliminaPerché parli di due tragedie Simonetti? Perdere l'attuale classe dirigente non è una tragedia, ma una fortuna.
RispondiEliminanon parla della classe dirigente, ma di quella "media"...
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G.R.