Alla fine l'operazione ponte su Tecnowind si è stata completata con la cessione delle quote dei manager e dei dipendenti al nuovo acquirente Roberto Cardinali. Al di là dei dettagli societari e delle molte questioni da risolvere in relazione alle modalità di rilancio dell'azienda, un primo risultato importante è stato conseguito e cioè evitare la liquidazione dell'azienda. Il cambio di proprietà garantisce, infatti, una continuità produttiva che troverà sicura conferma anche nella procedura di concordato preventivo, che sancirà il congelamento di una quota del debito accumulato dall'azienda, specialmente negli ultimi ani. Come fabrianesi interessati al salvataggio delle ragioni produttive del nostro territorio, non possiamo che plaudire all'esito positivo di questa operazione ma senza dimenticare - con l'onestà intellettuale di cui ha bisogno la nostra gente, purtroppo allevata a compiacere omertà e a inseguire camarille - che la dinamica societaria non risolve i molti problemi connessi all'operatività, alla redditività e alla capacità competitiva dell'azienda. Ed è qui che entra in gioco il Piano Industriale, che la nuova proprietà dovrà redigere e presentare entro il 30 di settembre. Attraverso di esso sarà possibile comprendere se la nuova proprietà intende il rilancio dell'azienda in termini di sviluppo o se invece punta a un mantenimento dello status quo commerciale, attraverso un recupero di redditività da ottenere forzando sugli esuberi o spostando l'asse produttivo in Cina e Romania, ossia nei due paesi in cui Tecnowind è presente con stabilimenti di proprietà. Con effetti per forza di cose deflagranti sull'economia e sull'occupazione locale. Ma a margine di questo passaggio di quote societarie c'è pure un'operatività immediata che si lega a una domanda molto lineare: che impatto ha avuto sul presente, sul "qui ed ora" l'incertezza di queste ultime settimane? Quali effetti di contrazione del fatturato - causa annullamento degli ordini - possono essersi determinati a seguito di una produzione a singhiozzo dovuta alle recenti difficoltà di approvvigionamento? Le commesse, e quindi i clienti, sono rimasti serenamente "in caldo" in attesa di uno sblocco della situazione o hanno generato una volatilità sul versante della fidelizzazione dovuta a un effetto domino di mancate forniture lungo la filiera? I tempi tecnici del cambio di proprietà hanno forse generato una diminuzione di valore dell'azienda rispetto da quanto preventivato dall'acquirente? E, nel caso, come si concretizzeranno eventuali azioni di recupero di tale valore? Ieri un dipendente della Tecnowind mi ha dato del bamboccio al cubo, su questo blog, per aver commesso il peccato gravissimo di analizzare criticamente e senza sconti la situazione dell'azienda e per aver fatto le domande che si farebbe qualsiasi persona convinta che i lavoratori si difendano con la verità e non con la menzogna. Ed è quel che continueremo a fare, fermo restando il nostro compiacimento per questo primo risultato che allontana lo spettro davvero inquietante della liquidazione.
18 luglio 2013
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Gian Pietro, hai scritto: "sancirà il congelamento di una quota del debito accumulato dall'azienda, specialmente negli ultimi ani".
RispondiElimina"ANI" è voluto o è un errore di battitura?
Perchè, comunque il congelamento di una quota del debito significa anche che gli ultimi creditori (fornitori) lo prenderanno proprio nell'ano. Vedremo se la % di concordato per loro sarà accettabile
Maurizio C.
per rendere competitiva questa azienda secondo voi dove dovranno andare a tagliare? LOL
RispondiEliminaMa qui non c'è un problema di competitività!
RispondiEliminaLa TW è competitiva ma solo quando produce in Romania e Cina.
Però in Italia non lo è per scelta.
Se sposti produzioni e fatturato all'estero ma non ci sposti parallelamente anche una parte dei costi indiretti, il tuo bilancio in Italia si alleggerisce nelle entrate e si appesantisce nelle uscite.
Se poi ci metti oneri finanziari da pagare tutti gli anni a chi ti ha dato i soldi, ecco che prima o poi il giocattolo si rompe.
Gestioni spregiudicate?
Non voglio demonizzare nessuno, specie quando hai uno stato parassita che ti costringe a lavorare per lui fino a settembre (quando va bene) e non ti agevola in alcun modo.
L'unica certezza è che se le cose non cambiano (Politica Industriale degna di una Nazione come l'Italia) di sicuro saranno i fornitori che ci rimetteranno sempre in queste situazioni.
La vicenda Ardo non ha insegnato nulla a certi imprenditori locali? Forse vero anche questo. Ma anche qua non butterei la croce addosso a nessuno. A volte non puoi fare diversamente perché sei troppo piccolo.
biogna taglia i servizi( super costosi e poco efficaci) e taglia le tasse! quindi poche tasse, ognuno col suo stipendio maggiorato ci fa quello che gli pare niente più salasso a fine anno e non si lavora più per mantenere il carrozzone statale!
RispondiEliminaCome in Grecia 25000 statali A CASA
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