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Foto di Repubblica.it |
C’è un’immagine della protesta egiziana di Piazza Tahrir che mi ha molto colpito. Una foto dall'alto in cui si vede nitidamente il profilo circolare di un vero e proprio cordone di protezione, garantito dai manifestanti per proteggere le donne dalle violenze degli integralisti. Con un parallelismo, per la verità alquanto forzato e ardito, ho immaginato di scattare una foto aerea di Fabriano, ripresa a volo d'aquila con la sua crisi industriale sempre più drammatica e le sue vertenze prolungate ma dall'esito già scritto e sancito. Ma, nonostante la buona volontà, in questo scatto immaginario non sono riuscito a figurarmi la sagoma rassicurante di una qualche rete protettiva. Fuor di metafora: Fabriano è sola e non si tratta certamente di uno splendido isolamento da rivendicare. In questa estate meteorologicamente fresca e socialmente calda è mancata, sin dal primo istante, la solidarietà e il sostegno delle istituzioni e delle popolazioni della nostra Regione. E il motivo, anche se sgradevole e politicamente scorretto, risulta essere comprensibile e, per certi versi, anche legittimo. La città stato dell’elettrodomestico, infatti, è sempre stata cordialmente sui coglioni al resto delle popolazioni marchigiane, e ai diversi livelli istituzionali del territorio, per molte e concrete ragioni: sede di tutte le principali aziende della regione, con una occupazione totalmente privata ma sostanzialmente ministeriale (alle industrie Merloni di norma non ci si sciupava troppo), un prodotto territoriale lordo da enclave fiscale, depositi bancari per milioni e milioni di euro, un’autopercezione quasi sammarinese da repubblica autonoma e piccola patria, e un potere smisurato nei corpi intermedi e nelle diverse istituzioni di governo. C’è stato un momento in cui, giusto per fare un esempio chiarificatore, erano fabrianesi il Presidente di Confindustria Marche, il Governatore della Regione e il Vicepresidente della Provincia di Ancona. E questa concentrazione di poteri ha inevitabilmente foraggiato spocchie, presunzioni, sensi di appartenza deviati e la pretesa - magari non dichiarata ma di fatto ritenuta naturale - di una Regione
fabrianocentrica e funzionale ai nostri interessi. Una geometrica potenza corredata da un modo di essere in cui pure il fabrianese più stupido si proponeva all'esterno come uno capace di suonare il violino coi piedi. Questo far pesare come la spada di Brenno certi rapporti di forza politici, economici e imprenditoriali, sul lungo periodo, ha scavato un fossato incolmabile e permanente tra Fabriano e il resto delle Marche; una linea di faglia inscenata e rappresentata pure da una morfologia territoriale in cui la Gola della Rossa fungeva da porta di accesso ai fasti, non certo estesi e condivisi, della Repubblica degli Oblò. Oggi che la nostra piccola potenza d’entroterra è in progressiva e fatale dissoluzione, attorno a quella che fu la "città del fare" non c’è corona e non c'è scorta, ma soltanto una schiera di rapaci pronti ad avventarsi sul quel che resta di ciò che fummo e che fu. Anche perché - sta brutto a dirlo ma è pura verità - la caduta in disgrazia di una collettività potente regala sempre inediti godimenti, accompagnati da ufficialissimo ed ipocrita dolore e dal controcanto di una smorfia soddisfatta e rivelatrice e sicuramente veritiera. In questa fase di di profonda lacerazione del suo tessuto industriale, Fabriano si ritrova quindi isola infelice e sola, come orgogliosamente e presuntuosamente sola è stata e si è voluta sentire nei suoi tempi migliori. Un contrappasso per analogia che restituisce il quadro di una comunità senza la forza di costruire alleanze esterne e, men che meno, coi territori e le popolazioni di prossimità, così a lungo bistrattati e derisi. Il mito della città stato, dell’autosufficienza, del “guardo il mondo da un oblò mi annoio un po’” è oggi una clausola di insuccesso e un certificato di debolezza, che rende fragili i tavoli di negoziazione e illusoria l'idea stessa di salvare Fabriano, magari pensandola, per la prima volta, come comunità e come sistema e non come scendiletto di una dinastia.
Non mi risulta che l'Anconetano si sia mai dovuto "affaticare" troppo. Meglio lo Jesino che ha ottenuto come premio altre "aziende" o magari sedi di Enel ? Giampietro sto seguendo la crisi dell'azienda per cui lavoro dal tuo blog, sto seguendo la crisi della MIA città. Non mi aspetto l'aiuto della Regione ne della Provincia come non mi aspetto soluzioni "statali". Spero solo di poter rimanere qua a lavorare perché AMO la mia terra.
RispondiEliminaEh, la madonna (esclamazione alla Pozzetto)!
EliminaTe lo auguro e ce lo auguriamo. la mia era una battuta sulla percezione esterna...prendila in questi termini...
RispondiEliminaPost spettacolare devo dire
EliminaGiampietro, questo tuo intervento è dolorosamente realista. Secondo me le cose stanno proprio così, Hai fatto una fotografia perfetta della situazione.
RispondiEliminaAnonimo: Anche a me piace la mia terra, ma sono dovuto andarmene 4 anni fa. Anche alle migliaia di persone che migrano dai paesini del sud piace la propria terra. Il doversi spostare per vivere meglio è una cosa più grande di noi.
Samuele
Il blog di Simonetti è sempre un piacere leggerlo per come scrive e per l'acume della riflessione. Mi fa specie quando leggo fra i "mi piace" chi della corte è stato parte; non è meglio per la dignità della sua intelligenza starsene zitto e sperare di salvarsi da 'sto tsunami? O non s'è accorto che, chi più e chi meno, un'intelligenza in quanto umano ce l'ha anche lui ? Che maso strano !
RispondiEliminaPercezione esterna, realistica fino a un certo punto, ben circoscritto. Il ruolo di Presidente di Regione, di colui che, capace di costruire equilibri di maggioranza e di perpetuazione della carica, è in grado di dare le carte. E' questo, solo questo cui aspirano i vecchi e nuovi aspiranti di veri posti al sole. Alcuni privi di crema solare perchè in grado benissimo di non scottarsi. Per il resto, la fabrianocentricità ha dato la stura ad elergizioni, cooptazioni, posti di lavoro per compagni di tessera e di letto ben distribuiti sul territorio delle Marche. E così anche per forze lavoro (?) dai ritmi ministeriali: se ne vedono sa alla new holland, tanto per dire, come facendo esercizio di pastorizia per le stanze dei palazzoni regionali, provinciali, di enti e associazioni di categoria varie. Le Marche, una regione al plurale. Così come al plurale si declinano i paraculi. La chiosa finale e che politicamente andrà tutto bene. Avremo tempo per selezionare una classe politica e dirigente di livello, competitiva.
RispondiEliminaCari amici vi leggo sempre con grande piacere e cerco di farvi discutere col massimo della libertà evitando il più possibile di intervenire. Questo spazio è aperto a tutti: al popolo e anche a chi è stato membro della corte. Siamo tutti sul ponte del Titanic.
RispondiEliminaSi ma non siamo tutti disposti ad affondare con la nave come fecero quelli della Orchestra ;)
RispondiEliminaSiamo già sott'acqua, altro che affondare
EliminaParla per te non sono un albero se mi cade in testa un meteorite mi levo dalle palle! non aspetto che mi schiaccia! Siamo nel 2013 basta prendere un aereo e in mezza giornata sei dall'altra parte del mondo
EliminaIo sono fuori da tempo, se te sei ancora li mi sa che il meteorite ti ha già colpito
EliminaNo mi dispiace per te ma i miei genitori non sono Merloniani, non leccavamo i culi come il 70% dei Favrianesi, quindi adesso ce la passiamo ottimamente, ma grazie per il pensiero
EliminaChissa se quelli che urlano perchè vedono il posto in pericolo ricordano per quale ragione loro stavano dentro e gli altri, rarissimi, fuori! vedendo le foto a guidare le processioni, cmq dipinte, ci stanno quelli del vecchio ponte di comando: questo non convince o fa arrabbiare, o tutte e due le cose.
RispondiEliminaAggiungo che, nonostante la rabbia,il contributo per non far affondare la nave non mancherà.
EliminaStaremo anche sui coglioni ma ai tempi che furono Fabriano garantiva denari sonanti ai disparati enti serbatoio di voti siti in Ancona senza ricevere in cambio nemmeno uno straccio di infrastruttura.
RispondiEliminaAdesso però Spacca ci ha mandato l'Asur ed ancora non ho capito quale palazzo andrà ad occupare, forse quello davanti al Lott?
Eliminaqualcuno sà quando finisce la cassa integrazione a quelli della Ardo?
RispondiEliminaLa prolungano all'infinito
EliminaChe Bello 7 anni senza fare un kaiser, senza cerca un altro lavoro da qualche altra parte, senza rimettersi a studiare per trovare un lavoro diverso(troppo occupati molti di loro ad andare in palestra e fare gli aperitivi),senza imparare seriamente altre lingue, che glie frega tanto la cassa integrazione glie la paghiamo noi!
EliminaQuesto assistenzialismo senza fine è peggio di un Cancro
Ad Ancona Fabriano faceva comodo, a Fermo hanno regalato una provincia senza nessun senso, Matelica e Sassoferrato si sono arricchite anche grazie s Fabriano, ai cerretesi stavamo sul cazzo ma se non era per la fabrianocentricità della zona stavano ancora agli anni 50.. Suvvia saremo antipatici ma pecunia non olet per nessuno
RispondiEliminaAi bar i soldi della cigs li prendono
RispondiEliminaIo li vedo tutti a panza all'aria a fasse l'aperitivo oppure il gelatino.... che ve piazze no scagaccio come direbbe il poro nonno è da 7 anni che non fate una mazza è ce la gente che invece non prende un cent e non trova lavoro
RispondiEliminaAdesso vedremo davvero chi sono i raccomandati,quelli si salvano sempre qualsiasi cosa succede.Quelli che lavorano nelle fabbriche chiuse,vedi JP .Nel parcheggio ci sono decine di macchine tutti i giorni ma senza produzione che ci stanno a fare?
RispondiEliminaPensate che fatica inventarsi tutti i giorni qualcosa da fare per giustificare la loro presenza alla proprieta' che paga operai e soprattutto impiegati senza produzione.Possibile che a nessuno venga in mente di verificare cosa diavolo vanno a fare?
tanta gente parla di cose che non sà, dall'alto del proprio non saperen iente
RispondiEliminaAllora illuminaci.
Eliminatu di sicuro non sai l'italiano
EliminaAspetto lezioni. Sia d'Italiano che di impresa a Fabriano. Genio
Eliminaa pagamento però, ai fenomeni come te è difficile insegnare
Eliminae chi sarebbe 'sto campione di impresa, in una città alla frutta?
EliminaAnonimo delle 21,40 Peccato hai perso un'occasione, aspettavo qualcosa di interessante. Ma sembra che non faccia per te.
EliminaInternet è dove non ti legge nessuno, tranne quando fai un errore di ortografia
RispondiEliminaScusa ma a quale commento ti riferisci.
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