La sintesi più brillante dell'incontro tra Indesit, sindacati e Ministro dello Sviluppo economico l'ha fornita Vincenzo Gentilucci, segretario dei metalmeccanici UIL, affermando che l'unico risultato significativo emerso dal primo round del Tavolo nazionale è stata la sua riconvocazione per il 16 luglio. L'aggiornamento del la riunione dopo due settimane non è casuale ma funzionale a un obiettivo non dichiarato: silenziare, per quanto possibile, la vertenza e smussare tutti gli angoli di un conflitto segnato da una progressiva escalation. La sensazione è che i sindacati abbiano fiutato il trappolone e per tutta risposta hanno proclamato uno stato di agitazione permanente - da qui al 16 di luglio -, comprensivo di nuovi scioperi a gatto selvaggio, modalità che tanto ha scosso e adirato il management marchionnesco di Indesit Company, e di altre manifestazioni di conflittualità creativa. Su questo versante è stata annunciata una carovana lenta di automobili di lavoratori che, martedì prossimo, si recherà a passo d'uomo da Fabriano ad Ancona, con destinazione la sede dell'Assemblea Regionale delle Marche, dove si terrà un Consiglio aperto sul caso Indesit. Plaudire alla singolarità anche mediatica dell'iniziativa è semplice e rassicurante, ma occorre anche essere consapevoli che la carovana lenta pone un problema: non certo di legittimità sindacale dell'iniziativa ma di opportunità e consenso. Fino ad oggi, infatti, la battaglia dei lavoratori Indesit si è sviluppata con successo perché ha seguito alcune regole fondamentali di riformismo sindacale: tenere il conflitto rigorosamente all'interno del perimetro dell'impresa, sviluppare forme di protesta capaci di incidere sui conti dell'azienda e di far saltare i nervi al management, nazionalizzare la vertenza, ricercare in tutti i modi di costruire una relazione di empatia e di solidarietà con la città e con i fabrianesi, a partire da quelli non coinvolti direttamente nella vertenza, e spostare dalla parte dei lavoratori soggetti fondamentali di orientamento del consenso come la Chiesa locale. Questa azione unitaria, lungimirante e corale ha consentito di ottenere un risultato importante: fare della questione Indesit - come ha sottolineato il Segretario Generale della Cisl Raffaele Bonanni - un simbolo stesso della permanenza dell'industria manifatturiera nel nostro Paese. La carovana lenta, invece, incrina questo felice equilibrio di alleanze, di consenso e di protesta perché sposta il conflitto fuori dall'azienda, scaricandone alcuni effetti perturbativi e di disagio sui cittadini: rallentando lo spostamento dei lavoratori pendolari, complicando la circolazione automobilistica, generando code. Ogni lotta ha il suo tempo e usare le strade per protestare è tipicamente della fase iniziale, quando è necessario alimentare l'effervescenza dello scontro. Oggi un sindacalista dovrebbe rispondere soltanto a una domanda: in questi preciso momento della vertenza un cittadino che smadonna in macchina, sotto il sole d'estate, perché è imbottigliato in una coda sarà un cittadino solidale che plaude e sostiene la vertenza o uno che si orienterà istintivamente alla maledizione e al vaffanculo? Su questo tema, che potrebbe apparire banale e secondario, esiste una lunga e articolata riflessione sindacale perché vige ancora, in alcuni ambienti, l'idea primordiale - sedimentata in modo particolare nelle federazioni dei trasporti e in certe realtà del sindacalismo di base - che provocare disagio ai cittadini sia uno strumento di pressione negoziale quando esso, invece, è soltanto il modo migliore per indebolire la politica delle alleanze e regalare alla controparte un'inattesa e preziosa comprensione da parte dei cittadini. Insomma, in questa fase di isolamento della Indesit sarebbe opportuno muoversi con delicatezza e circospezione - candidi come colombe e astuti come serpenti -, come se si fosse in una cristalleria ed evitando quella vertigine dionisiaca, da conflitto creativo a tutti i costi, che darebbe all'appena risvegliato sindacalismo pedemontano un non so che di velleitario e dannunziano davvero poco funzionale agli obiettivi di questa difficile vertenza.
5 luglio 2013
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La matematica dei 480 posti di lavoro che sparicono sul territorio:
RispondiElimina480(Persone)x24000(annui)x1.5(indotto)=
17milioni.
17m/33000 abitanti= perdita di 523 euro a residente.
fratello, questa è matematica un po' a spanne, sono migliaia i favrianesi che non perdono un cent, diciamolo...
RispondiEliminala matematica qua centra poco, io so da fonti certe che si andrà verso un contratto per tutti a 6 ore #sapevatelo(unica soluzione sul tavolo altrimenti rottura totale)
RispondiEliminaL.A.
Che bello !!! Se faticherà ancora de meno !!!
Eliminala carovana disturberà lavoratori e vacanzieri che non centrano niente e quindi calerà il consenso e la simpatia verso i lavoratori dell'indesit.Potrebbe essere vero, potrebbe anche non essere giusto, ma di una cosa sono certo,se il 16 non si inizia a vedere anche lontanamente uno spiraglio,scordatevi di stare alla finestra a guardare quei poveri merloniani che fanno cortei,scioperi "fantasiosi" e dire che si sarebbero dovuti svegliare prima,non leccare il culo al padrone ecc, ecc, ecc.
RispondiEliminaTUTTI A FABRIANO SI SONO ARRICCHITI DIETRO A MERLONI,tutti, tranne gli operai,che hanno percepito uno stipendio e cresciuto una famiglia.Notai,avvocati,commercianti,dottori,orefici,e tutto il popolo che secondo la denuncia dei redditi,pur mandando in giro la moglie con la range rover non arrivavano ai 10.000€ hanno prosperato dietro a questa situazione,ora a pancia (conto in banca)piena, vorrebbero che l'indesit e merloni si spegnessero piano piano senza far casino,senza disturbarli. Ho paura che non sarà cosi'. Qualche casino verrà fuori e forse qualche disagio serio ci sarà per tutti, non solo per gli operai.in più aggiungeteci che l'ANTONIO MERLONI è un caso ancora aperto,adesso stanno tutti tranquilli,perchè c'è la cassa integrazione (SETTE ANNI, DICO SETTE)Ma prima o poi finirà.Quindi penso proprio,anche se sarei contento di sbagliarmi,che i disagi ci saranno,PER TUTTI.
Ma qualcuno sà realisticamente quando finirà la cassa integrazione della exArdo?
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