9 settembre 2013

Il Milani tentatore che gioca al gatto col topo

Dopo un lungo silenzio estivo il Presidente e Amministratore Delegato di Indesit Milani è tornato a parlare del Piano di Ristrutturazione aziendale, con una densa intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera. E lo ha fatto confermando, per filo e per segno, tutti i principali capisaldi dell’operazione rilancio su cui è stato imbastito il duro confronto tra azienda e sindacati a partire dai primi giorni del mese di giugno. Ma l’intervista contiene anche qualche elemento di novità – per la verità più nominale che di sostanza – estremamente utile per comprendere il clima negoziale che si sta determinando e per svelare, di riflesso, anche l’attuale livello di tensione tra le parti in causa. Per prima cosa Milani, con navigato acume, cala una prima briscola destabilizzante, tutto incentrato su un essenziale simbolismo nominale: eliminare dal palcoscenico negoziale la parola “esuberi”; una parola che è stata non solo il detonatore della protesta, ma anche l’anello forte di un lessico identitario su cui sono stati costruiti la mobilitazione e il consenso dei lavoratori. Ma privare la controparte di una parola chiave a cosa serve se a non a disorientarne l’approccio e la risposta? E non è un caso che subito dopo, con una sequenza logica davvero stringente, Milani abbia calato l’asso di bastoni, chiedendo esplicitamente al sindacato di condividere la trasformazione della cassa integrazione in contratti di solidarietà. Il contratto di solidarietà è il più insidioso degli istituti contrattuali: innanzitutto perché tocca antiche corde sentimentali del sindacalismo, quelle connesse all'illusione storica del “lavorare meno, lavorare tutti”. E già questo invito – con richiamo inconscio alle magnifiche sorti e progressive di una gloriosa stagione del rivendicazionismo operaio – incarna una certa “potenza di seduzione” che il Presidente di Indesit utilizza con maestria. Come ha scritto Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano l’8 giugno 2013, il contratto di solidarietà presenta anche alcuni vantaggi indiscutibili: “Lo Stato risparmia su cassa integrazione o sussidio di disoccupazione, si risparmia ai predestinati il trauma della perdita del lavoro, si evita il problema delle discriminazioni e ingiustizie varie al momento della compilazione delle liste di chi resta e di chi parte.” L’azienda, dal canto suo, taglia una parte del costo del lavoro e scarica sul sistema pubblico l’onere di compensare direttamente la quota di remunerazione diminuita da questo meccanismo contrattuale. Ma l’operazione di sparigliamento congegnata da Milani ha un obiettivo più ambizioso, di cui i contratti di solidarietà si connotano, essenzialmente, come primo gancio: costruire una compartecipazione del sindacato al disegno di ristrutturazione dell’azienda. Ovviamente non nella forma tedesca di una cogestione, ma di un consenso meramente consultivo, seppure in grado di rasserenare e pacificare i lavoratori della Indesit. L’esca del Presidente è di origine previsionale e riguarda la possibilità che il 2015 rappresenti un anno di svolta positiva per il mercato degli elettrodomestici e che – alla luce di questa ipotesi – alla fine del percorso sia possibile far rientrare tutti i lavoratori soggetti ai contratti di solidarietà. Si tratta, sicuramente, di una “giocata” meditata e pianificata in ogni singolo dettaglio mediatico, con l’obiettivo di indurre in tentazione non solo il sindacato ma innanzitutto e prevalentemente i lavoratori, legittimamente indotti a leggere l’apertura come una possibilità e uno spiraglio. Il problema è che sottoscrivere un eventuale accordo, legando i contratti di solidarietà a una previsione di mercato, ossia a variabili non direttamente governabili dai sottoscrittori, significa “fare a fidarsi” in quanto – rispetto ai trend settoriali – esiste un’asimmetria informativa irrisolvibile tra management dell’azienda e rappresentanti dei lavoratori. Questo fatto renderebbe, quindi, l’accordo sul rientro degli esuberi inseriti nei contratti di solidarietà sostanzialmente inesigibile. E sappiamo bene come l’esigibilità bilaterale degli accordi sia, unanimemente, ritenuta un fondamento irrinunciabile di relazioni industriali avanzate e moderne. In conclusione c’è da aggiungere un’altra cosa e cioè che leggendo l’intervista di Milani si ha un certo sentore di ottimismo, di obiettivo quasi raggiunto e di accordo sindacale sostanzialmente a portata di mano. Insomma, un top manager che indossa le vesti seducenti e attrattive del diavoletto tentatore e continua a giocare col sindacato al gioco del gatto e del topo.
    

4 commenti:

  1. svegliaaa!!! (cit.)

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    1. Mi sa che Milani, con questa intervista, ha messo nero su bianco i contenuti dell'accordo coi sindacati

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  2. GRAZIE SPACCA


    http://www.corriereadriatico.it/attualita/elettrodomestici_marche_ok_alle_linee_del_progetto_janus_275/notizie/323852.shtml

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  3. Credo che siamo agli ultimi giri...

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