5 settembre 2013

Tecnowind: una firma val bene una Cappa



In un'azienda in crisi, quando management e sindacato trovano un accordo c'è sempre far festa e da suonare le campane, perché vuol dire che si sta consolidando un clima di consenso e di collaborazione, necessario per generare valore e ricreare le condizioni di una nuova capacità competitiva e di redistribuzione del reddito. Il valore sindacale di un accordo dipende, ovviamente, da tanti fattori aziendali, settoriali e territoriali  ma tecnicamente un accordo può essere valutato, in termini generali, attraverso quattro parametri fondamentali: la sua idoneità a risolvere in modo adeguato il problema che ha innescato la vertenza; la sua capacità di creare un nuovo sistema di regole capaci di stabilizzare le relazioni tra le parti; il suo non essere migliorabile, se non peggiorando le condizioni di uno dei soggetti coinvolti; la vocazione all'equità, ossia l'equilibrio tra le parti nella distribuzione dei costi e dei benefici dell'accordo. Stamattina, tanto per declinare su questioni locali la teoria precedentemente evocata, la locandina di uno dei quotidiani locali riportava, con grande evidenza, la notizia dell'accordo tra la nuova proprietà della Tecnowind e le organizzazioni sindacali. Ovviamente mi sono precipitato a leggere, ben sapendo che il piano industriale verrà presentato entro la fine di settembre e che, quindi, l'incontro di ieri non poteva che essere un normale abboccamento tra parti sociali per discutere varie ed eventuali più che un concreto e significativo ordine del giorno. Non a caso dalla lettura dell'articolo è emersa unicamente la disponibilità del sindacato a garantire qualche sabato lavorativo in più. E questa, al massimo, può essere una delle clausole di un accordo e la conseguenza di una valutazione specifica relativa alle strategie di sviluppo e all'impiego della capacità produttiva. Ciò significa che nessuno dei quattro parametri risulta rispettato e, quindi, non è possibile parlare di accordo senza cambiare le carte in tavola e senza travisare il vocabolario della lingua italiana. L'accordo tra azienda e sindacati può esistere solo come conseguenza logica di un esame approfondito del Piano Industriale, in cui verranno individuate le linee strategiche di sviluppo e le azioni di ristrutturazione necessarie a restituire competitività e valore alla Tecnowind. E allora è giusto farsi qualche domanda: a chi giova far filtrare notizie di accordo che non trovano una vera e concreta ragione in assenza del Piano Industriale? Si tratta, per caso, di "imbeccate" di origine aziendale, finalizzate a tagliare preventivamente le unghie al sindacato, utilizzando il sospiro di sollievo dei lavoratori per le organizzazioni di rappresentanza a un accordo a qualsiasi costo? Oppure si tratta di un'opzione sindacale, finalizzata a convincere i lavoratori del ruolo e del peso dei loro rappresentanti nel nuovo corso della Tecnowind? Ma se il Piano Industriale dovesse prevedere una cura lacrime e sangue -magari con pesanti tagli all'occupazione nei siti produttivi italiani - come farà il sindacato a retrocedere dalla sua evidente e conclamata volontà di accordo, senza fare la figura del cane da pagliaio che abbaia ma non morde? Si vedrà. Quel che è certo è che il sindacato, a volte, sembra incapace di fare ciò per cui è nato: negoziare con rigore, abilità e malizia per siglare accordi vantaggiosi per i lavoratori. Oggi la sensazione è che la sua mission sia soltanto quella di siglare accordi. E una firma val bene una Cappa.C
    

17 commenti:

  1. a me, pare più cosa da sindacato...
    nell'epoca della comunicazione, l'importante non è quello che dici, ma che qualcuno ti veda dire qualcosa...
    ___________
    G.R.

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  2. tutti festeggiano, ma su 300 dipendenti ci sono per ora, dico per ora, 40 esuberi. Non mi pare che sono pochi, anche perchè tutti sanno che ci sarà a breve una fuga di prodotti con destinazione Romania e quindi si farà ricorso prima agli ammortizzatori sociali poi ai licenziamenti, senza contare il famoso indotto. Bella non è disse il porco sul tavolaccio....

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  3. Almeno qui proviamo a pensare positivo, altrimenti ci saranno veramente grossi rischi per fabriano, sommato ai 1425 indesit......

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  4. Gian Pietro, vorrei alzare un po' il tiro su questa questione.

    In questa operazione vediamo chi vince:
    - vince il vecchio fondo proprietario che si è tolto un bel peso dallo stomaco
    - vince la nuova proprietà che con un 1 € ha sì acquistato 27 milioni di debiti ma è anche vero che sull'altare del salvataggio dell'azienda gran parte di questi debiti non li dovrà onorare
    - vincono i dipendenti che rimarranno in azienda dopo il piano industriale
    - vincono le banche che con la sopravvivenza dell'azienda non dovranno registrare nuove sofferenze sui prestiti elargiti

    Vediamo chi perde
    - perderanno quei dipendenti che non potendo usufruire di scivoli verso la pensione, saranno messi in mobilità
    - perdono le aziende creditrici alle quali è stato chiesto di ridurre drasticamente le loro spettanze. O così o pomì!
    - perderanno quei dipendenti delle aziende creditrici che saranno licenziati perché alla fine anche ai fornitori i conti devono tornare
    - perderanno quelle aziende creditrici che avendo già "abbuscato" con la Ardo, non reggeranno ad un altra scoppola e chiuderanno i battenti.
    - perderanno i dipendenti delle aziende di cui sopra
    - hanno già perso e continueranno a perdere i concorrenti sani, quelli che non possono vendere a prezzi bassi perché hanno deciso che di onorare i loro debiti alla scadenza, di pagare sempre i contributi e di non essere mai in ritardo con gli stipendi.
    - perderanno prima o poi i dipendenti dei concorrenti sani, perché anche al concorrente sano devono tornare i conti per cui alla fine qualche taglio di posto di lavoro, obtorto collo, lo dovrà fare.

    7 a 4 per i perdenti. Non c'è da gioire per questo risultato.
    Di fronte a questo scenario, aver contribuito a salvare 350 dipendenti è una ben magra consolazione.

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    1. Per adesso ne hanno salvati 350, tra 12 mesi quanti saranno? Per me molti di meno.

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  5. Stefano ti faccio i miei complimenti per questa azzeccatissima e originale analisi

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    1. Nella analisi manca solo un soggetto: il sindacato . Loro vinceranno o perderanno?

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  6. Il sindacato pareggia

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  7. Come al solito!

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  8. Egr. sig. Stopponi tra le "sette piaghe" che lei prevede ce ne sono alcune che stanno già avvenendo.

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  9. La mia non era una profezia ma, lavorando per piccole aziende, la constatazione di una realtà. Del resto ci sono esempi illustri: Alitalia.

    Uno dei problemi che affligge l'Italia è che per decenni politica e sindacato si sono ostinati a voler salvaguardare "i posti di lavoro" e non "il lavoro", con la logica dei "figli e figliastri" (alla faccia dell'articolo 1 della nostra costituzione), ognuno per il proprio tornaconto che, essendo di parte, non può logicamente produrre benefici per tutti.

    La domanda alla quale politica e sindacato devono ormai trovare una risposta è: è lecito o, meglio, è etico salvare un'azienda a discapito di altre?
    E visto che si difendono i posti di lavoro, quelli delle aziende dell'indotto, magari sotto i 15 dipendenti, non sono posti di lavoro da difendere?
    Forse non per il sindacato che, è bene ricordarlo, fa gli interessi dei propri iscritti e non di tutti i lavoratori a prescindere.

    Ma la politica qualcosa può fare, a cominciare dal togliere dal cesto le mele marce: non si può più permettere ad un'azienda di non pagare i fornitori per mesi e poi fargliela fare franca con le ristrutturazioni del debito.
    Significa che per qualcuno il rischio di impresa non esiste e viene scaricato sui piccoli e sui concorrenti sani. Le aziende che non pagano i fornitori vanno fatte chiudere prima che producano danni.
    Secondo: lo stato ha il dovere di sostenere chi perde il lavoro a causa di crisi aziendali.
    Fino ad oggi lo ha fatto con gli ammortizzatori sociali generando schiere di cassaintegrati cronici e persone in mobilità che per una buona percentuale hanno smesso di cercare lavoro (altri si sono invece messi a fare i "lavoretti in nero" a discapito degli artigiani che tra tasse, inps, inail, burocrazia e concorrenza sleale, chiudono a ritmo incessante: altro lavoro perso!).
    Dicevo che chi perde il lavoro va sostenuto, ma bisogna andare oltre la logica dell'assistenzialismo.
    Quindi: ti sostengo con gli ammortizzatori sociali ma tu in cambio vieni a lavorare per lo stato,regione,comune etc.
    Assistiamo sempre di più ad un paradosso: voi pensate che a Fabriano manchi il lavoro? Io no!
    Tenere pulita la città è un lavoro, pulire la piscina dei giardini pubblici è un lavoro, aprire chiese e musei per i turisti è un lavoro (e oggi il Comune deve vendere i negozi sotto il loggiato San Francesco per trovare soldi per far funzionare una macchina comunale dove non ci sono più operai a sufficienza per le manutenzioni ordinarie).
    Inoltre così si passa alla logica della dignità, perché chi perde il lavoro perde per prima cosa dignità.
    Hai perso il lavoro? Io, stato, ti sostengo economicamente in cambio di lavoro fino a che non ne troverai un altro.
    Così si porta a compimento l'articolo 1 della nostra costituzione.
    Questo deve fare la politica oggi.
    La musica è cambiata, per suonare i nuovi spartiti servono nuovi strumenti. Mi domando se non servano, giunti a questo punto, anche suonatori nuovi.


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    1. standing ovation!!!
      ...e te lo dice un cassintegrato "minore"
      ______________
      G.R.

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  10. Caro Stefano penso che anche una revisione dei concordati con prosecuzione di attività deve essere fatta al più presto perché vedo che sta' diventando uno strumento troppo usato se non "abusato"tanti saluti .urano urbani

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    1. Sono d'accordo, questi concordati sono uno scandalo.
      Forse però, se non sbaglio, nel recente decreto del fare sono state introdotte delle modifiche che rendono molto più stringenti l'applicazione dei concordati.
      Do uno spunto all'autore del blog per fare un approfondimento.
      Grazie per l'ospitalità

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    2. Più che urano mei sembri Plutone !

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    3. Carissimo io ho saltato la b ma tu hai aggiunto una e di troppo. Risultato 1a1.tanti saluti

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  11. Sul corriere della sera di oggi c'è' scritto che Ariston prevede di aprire uno stabilimento in Uzbekistan

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