18 ottobre 2013

Alla Indesit pistole alla tempia e passate di pomodoro


 

Mentre i sindacati e i lavoratori fanno sfoggio di fantasia conflittuale - giungendo alla vetta suprema e brasileira di scioperi con effetto "ola" - la Indesit pare intenzionata a percorrere l'ultimo miglio della vertenza senza ulteriori rimandi e senza altri piani di morbidezza. Segno che nel management aziendale hanno ripreso fiato e potere i falchi di provenienza Fiat che puntano a chiudere la vertenza senza badare troppo ai morti e ai feriti. In pratica l'azienda ha messo sul tavolo la posta conclusiva: un ulteriore taglio degli esuberi ma a condizione che i sindacati firmino l'accordo senza tergiversare ancora. Diversamente Indesit applicherà il Piano di Salvaguardia in forma unilaterale e, quindi, senza possibilità di ricorso agli ammortizzatori sociali. Ovviamente questo sussulto di spirito manchesteriano non può che alimentarsi di tentazioni divisorie e non a caso l'ulteriore taglio degli esuberi è previsto su Caserta che, diversamente da quel che si poteva supporre, ha brillato per la mansuetudine delle maestranze e per un moderatismo sindacale davvero contiguo all'immobilismo. L'annuncio dell'azione unilaterale risponde, ovviamente, anche ad esigenze interne perchè, come scrive stamattina il Sole 24 Ore, l'azienda "ha la necessità assoluta di adeguare costi e produzioni ai trend di mercato", ma la pistola alla tempia - come l'ha emblematcamente ribattezzata il segretario provinciale della Fiom Bassotti - è sicuramente il sintomo di un grave inceppamento nella tabella di marcia definita dall'azienda. Ciò vuol dire che nelle previsioni del management Indesit era stata cantierata una reazione sindacale anche dura e intensa, ma comunque a tempo determinato e a riflusso certo. Probabilmente nel timing aziendale era stato inserito anche un limite di carico in termini di pazienza negoziale, legato a simbolismi che sono parte integrante della contrattazione e delle reciproche prove di forza. E non è da escludere che, nella percezione del management, si sia oltrepassata la linea di sopportazione quando i sindacati hanno dichiarato che una nuova ondata di gatto selvaggio era finalizzata ad "arrecare all'azienda il maggior danno possibile", perchè l'idea del danno può aver trasmesso la sensazione di una irriducibile vocazione alla rottura da parte sindacale. Una congettura che sembra trovare riscontro nelle parole dell'Amministratore Delegato Milani che al giornale di Confindustria ha dichiarato "Siamo buoni, ma non siamo ingenui". Come a dire che il vertice aziendale ha compreso che sugli esuberi il sindacato può fare la lotta perchè ha la carta di riserva degli ammortizzatori sociali, ma di fronte al gioco duro della mobilità sarà di certo più propenso a fare marcia indietro. Una lezione di potere e di rapporti di forza che chiarisce, in estrema sintesi, quali siano il quadro il clima negoziale che si profilano in vista della riunione del tavolo di lunedì prossimo al Ministero delle Attività Produttive. In tal senso le prime dichiarazioni a caldo dei sindacati sembrano paventare un rilancio del conflitto e un granitico rifiuto. Come si diceva Bassotti della Fiom ha parlato di pistola alla tempia e anche Gentilucci della Uilm si è allineato alla posizione evocando un inaccettabile ricatto, mentre la Cisl si è limitata a richiedere - per lunedì - sostanziose modifiche del Piano. Le posizioni in campo sono, quindi, sufficientemente chiare e forse definitive: la Indesit che, come si fa in queste circostanze, spara grosso sul numero di esuberi per darsi poi un margine di ridimensionamento in grado di far percepire all'esterno uno spirito volenteroso e dialogante, ovviamente accompagnato dalla minaccia dell'azione unilaterale; le federazioni sindacali minoritarie incamminate lungo la linea di un conflitto senza ritorno e la Cisl, numericamente egemone, attestata in una posizione di amletica attesa. La sensazione è che il pronunciamento dell'azienda - o così o pomì - sia qualcosa da cui è impossibile recedere senza che Milani ci rimetta la faccia. Il che lascia pensare che le soluzioni possibili siano tre: rottura del tavolo e applicazione unilaterale del Piano con immediato ricorso alla mobilità senza ammortizzatori sociali, sconfitta bruciante per i lavoratori e per la Fim; accordo separato tra l'azienda e la Fim, che darebbe una copertura di rappresentatività all'intesa per il peso e il ruolo della federazione cislina e possibilità per i lavoratori di accedere agli ammortizzatori sociali; accordo con tutte e tre le sigle sindacali e debacle di immagine e di credibilità per Fiom e Uilm, e relativi dirigenti locali, e possibilità di ricorso agli ammortizzatori sociali. In questo sistema di azzardi e di giochi spicca una variabile aggiuntiva e cioè il silenzio delle federazioni nazionali dei metalmeccanici e la prolungata ed esibita indifferenza delle confederazioni ruispetto al caso Indesit. La mossa del cavallo, per ora, l'ha fatta Milani e c'è da capire quale sarà la risposta strategica del sindacato, che di fronte a questa minaccia di rottura non può limitarsi a giocare soltanto tatticamente a gatto selvaggio e alla ola carioca. Una cosa è certa: mai come adesso appare evidente quanto sia pesante l'assenza di una proposta sindacale di Piano alternativo per la competitività e l'occupazione. E temo che fra qualche mese, a consuntivo, sarà proprio questo l'elemento di maggior rammarico nel bilancio della vertenza.
    

26 commenti:

  1. Buttiamola a scommesse: salta Cocco, Gentilucci o Bassotti?

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    1. Non saltano nessuno dei tre,a saltare saranno i lavoratori,nell'indifferenza di questa citta'.IN tempi non sospetti l'ex sindaco dichiaro' sui giornali che fabriano non poteva permettersi piu' cosi tanta gente da fuori,e ve lo dico in modi spicci.Con stima Simonetti,sei un grande. Un lavoratore.

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    2. In tempi non sospetti l'ex sindaco...
      "Se riusciremo in tale intento la Fabriano dei 40 mila abitanti non sarà solo un sogno."
      www.piazzalta.it%2Fdownload%2FProgramma_Elettorale_testo_finale.rtf&ei=Oxth
      Ur7MBc7b4QSPoYDoCg&usg=AFQjCNFwTF1swS6w_QTIW-_NCnmgln8Q0A&bvm=bv.54934254,d.bGE

      Si limiti solo a fare l'ex sindaco....almeno per decenza non azzardi altro.

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  2. I Sindacati hanno ucciso l'Italia

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    1. Scusa, vorrei sapere con cosa.

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  3. fino a che un lavoratore in italia costa,nonostante abbiamo le retribuzioni piu basse d'europa,il triplo di un suo pari livello polacco o serbo,che piano alternativo vuoi proporre?è lo stato che deve progettare una politica industriale lungo termine che, da una parte ,disincentivi le delocalizzazioni e,dall'altra,renda competitivo produrre in italia.altrimenti è una guerra persa in partenza,altro che gatti che fanno la ola!

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  4. Storia amara, che avra' un amarissimo epilogo. E sono pronta a scommettere che pagheranno il loto prezzo anche alcuni degli aitanti attuali TOP manager. Ovviamente TOP con tutto il mio disprezzo! Scommettiamo?

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    1. Purtroppo c'è chi casca sempre in piedi, qualunque cosa accada...

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  5. Ma come fa il TULIPANO a fare aggratise il suo intervento? SE così è, meritano un applauso: Che ne pensate?

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  6. E' l'altro post! Su questo parliamo di Indesit sennò andiamo fuori tema! ;)

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    1. Ciao Giampiero, fai un post sull'agenzia delle entrate!

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  7. ma ci rimarrà qualcosa e qualcuno a Fabriano? Le logiche delle multinazionali sono queste, non c'è da meravigliarsi... quello che mi meraviglia sono due cose: 1) la terra bruciata di sevizi pubblici che si sta facendo attorno a Fabriano, iniziata con il tribunale ed ora proseguita con l'agenzia delle Entrate ( con la crisi industriale in atto un territorio svantaggiato come Fabriano non avrebbe dovuto essere colpito anche dalle "ristrutturazioni" pubbliche; 2) la manifesta inadeguatezza dei parlamentari e più in generale della classe dirigente locale (dal comune al parlamento passando per la regione ). Siamo con i bagagli in mano pronti a partire o c'è speranza di arrestare l'emorragia ? mi scuserete se pongo domande senza offrire soluzioni, una classe dirigente degna di questo nome dovrebbe indicare un strada, provare ad offrire soluzioni, ma qui l'unica strada che vedo è quella che porta via da Fabriano.

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    1. Le risposte alle tue domanda sono semplici:no non c'è nessuna speranza.
      Chi dice cose differenti non capisce molto di Mercato unico Europeo, assenza di dazi e dogane, costo del lavoro e Globalizzazione!

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  8. Gian Piero, manca un pezzo ...... IL GOVERNO!
    Squinzi, sulla legge di stabilità ha detto "non incide realmente sul costo del lavoro. Noi avevamo indicato come priorità assoluta il cuneo fiscale", e pensava a12/13 punti percentuali, invece è arrivata l'elemosina per tutti. Guarda caso il giorno dopo arriva la forzatura aziendale. Un caso? Non lo so. Ci mancherebbe ancora che non avessimo reagito con forza, alla dichiarazione di voler attuare il piano unilateralmente che in pratica significa aprire la procedura di mobilità, e costringere noi (con soli 75 giorni di tempo), a richiedere gli ammortizzatori sociali conservativi per evitare nell'immediato i licenziamenti e non più come possibile accompagnamento di un nuovo progetto atto al recupero degli esuberi. Dici tu una lezione di potere, dico io inopportuna prima di un incontro importante come quello del 21. Film, Fiom e Uilm, chi vince e chi perde, "perdiamo" i lavoratori e per salvarne 1 in più, non ho problemi ad essere buttato dalla torre in senso metaforico. Ancora è tutto aperto comunque, vedremo il 21. La partita si complica per noi, ma anche per l'azienda. Grazie sempre per l'ospitalità, un saluto.
    Gentilucci Vincenzo.

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  9. Come sempre mancano proposte diverse e costruttive. Se ci abbandoniamo tutti alla rassegnazione e a mantenere a tutti i costi un prodotto che francamente non è più competitivo pian piano Indesit si spegnerà come una candelina. A che serve lavorare 4 o 5 anni di più se poi l'esito si riproporrà nell'immediato futuro con la stessa drammaticità di oggi?? Mi prenderete pure per un illuso ma io sono fermamente convinto che la partita possa essere riaperta attraverso la proposta della riconversione del monoprodotto. Ci sono molte nicchie che non conoscono la crisi o se la conoscono, la conoscono in maniera marginale andando ancora alla grande, proviamole, diamoci una chance e poi vediamo ma proviamo. Occorre volontà aziendale, voglia di fare per dare continuità. Quando i sindacati andranno a Roma non si limitino solo a reclamare una trattativa migliore ma piuttosto proporre in concerto con il governo una soluzione alternativa all'elettrodomestico. Invece di buttare investimenti statali e aziendali per le solite cose che poi si vendono e non si vendono, cercate alternative ma cercatele. Altre soluzioni in un tempo di crisi bestiale come questa non ne vedo. Fate vobis!!!

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  10. Questi tre assomigliano a Gaspare , Melchiorre e Baldassarre . Ma cosa credono di fare il 21 ? Le cose dovrebbero essere fatte prima e non dopo .

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  11. Cosa si doveva fare prima? Cosa non è stato fatto per mantenere la competitività aziendale? Conosci una parola chiamata globalizzazione? Sai dove le aziende fanno i profitti? Sai che c'è un mercato italiano fermo e in depressione? Sai quante aziende sono fuggite dell'italia e quante si sono ristrutturate? Sai quanto costa il lavoro in Turchia, Polonia, Tunisia o Egitto? Gaspare Melchiorre e Baldassarre, si misurano ogni giorno con questi problemi senza leggi Italiane, Europee o Mondiali che li aiutino. Tutti i giorni è una lotta contro i mulini a vento senza pensare che forse ci hanno già deindustrializzati negli anni 90, Germania, Francia, qualche politico italiano compiacente e qualche professore Bocconiano calatosi poi nel ruolo di politico e quindi, i re magi oltre che con i mulini a vento, devono lottare anche con i mugnai. Ma ci mettiamo la faccia e la grinta da buon sindacalista di campagna con poche armi legali ed anche poche armi classiche sindacali, vista la forza delle aziende legata al fatto che hanno poco da produrre in questa fase. Gian Piero, scusami dello sfogo e come sempre ti ringrazio per l'ospitalità.

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    1. Quello che dovevate fare prima era intervenire prima delle elezioni perché tanti sapevano del piano di riorganizzazione .E se lo sapevano i dipendenti lo sapevate anche voi .Pero' tutti zitti per non influenzare il risultato elettorale . Quando poi accade l'irreparabile si è capaci di organizzare una sola cosa :sciopero così che i poveri lavoratori vengono penalizzati due volte .troppo facile .


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    2. Quindi avremmo favorito l'elezione di MPM e Monti cioè colui che ha governato questo paese, nel modo peggiore rispetto a tutti i governi che abbiamo avuto? Ma per favore non scherziamo! Sai, non avevo riflettuto su quanto dici, forse perché nel fare sindacato viene fuori la mia vena laica quasi anarchica e distante dai partiti. No caro amico, MPM non è stata eletta grazie a me o alla O/S che rappresento. Noi non diamo indicazioni di voto ai nostri iscritti o delegati e basta a pensare sempre che il sindacato sa le cose prima! Sullo sciopero, quante armi abbiamo per far cambiare parere alle aziende? In genere 2, la legge o gli scioperi arma spuntata proprio per ciò che tu hai detto. Tutti sapevano. Tutti sapevano che c'erano problematiche derivanti da mancanza di ordinativi (in tutti i siti italiani, si faceva CIGO), ma sfido chiunque a dire che sapeva di questo piano devastante presentato il 4 giugno.

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    3. Un piano devastante ,come dice lei ,non si organizza in un giorno e probabilmente non lo predispone una sola persona .poi se voi non lo sapevate mi dispiace ma fa riflettere .

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    4. In risposta alla legge di stabilità hanno dichiarato :sciopero . Ha ragione l'anonimo delle 00,53

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  12. All'anonimo delle 21,27, concordo non possiamo pensare agli elettrodomestici come futuro per Fabriano ma io nella possibile riconversione del territorio, vedo un problema che dissi anche alla Boldrini e cioè come qualsiasi altra cosa, non potrà mai riassorbire i lavoratori che lavorano e lavoravano nell'elettrodomestico. Produzioni di nicchia, non potranno mai sostituire produzioni di largo consumo che davano lavoro a migliaia di lavoratori provenienti da tutta la regione e fuori.

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    1. Scusa ma poi la Boldrini cosa ti ha risposto e soprattutto cosa pensa di fare Lei oltre a fare il presidente della camera per risolvere il problema di Fabriano ? Secondo me lei non ha la più pallida idea e come tutti fa solo discorsi di circostanza sulla pelle di chi ci crede

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    2. Ha compreso e annuito. Ma non è finita lì, io le ho detto anche altre cose che potrebbero agevolare, a costo zero, investimenti da parte di ditte estere esempio annientare la burocrazia italiana. Se all'estero si riesce a fare una fabbrica in 3 mesi, in Italia ci vogliono 3 anni se va bene o si è oliato ben bene qualche dirigente o politico di turno. Quindi, problema della corruzione. Inoltre le leggi. Negli altri paesi europei, sono molto chiare e non danno alito a scappatoie . In Italia sono farraginose ed è vero tutto ed il contrario di tutto, sono molto interpretative e questo non piace a possibili investitori esteri. In fine, i prodotti che vengono venduti in Italia provenienti da paesi low cost, dicono di avere la tripla A, ma se si controllano forse invece di A trovano tante B. Quindi, non ho affrontato temi di infrastrutture o cuneo fiscale, molto più complessi perché necessitano di coperture economiche, ma cose semplici su cui la politica potrebbe intervenire a costo zero. La risposta? Manderò una lettera ad Epifani e adesso non ricordo l'altro nome, presidenti della commissione lavoro, per rappresentare le vostre istanze. Devo dire che lo ha anche fatto.

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    3. Secondo me la cosa più importante da fare con la massima urgenza e' quella di combattere l'evasione fiscale che in Italia e' di circa 130 o forse anche di più ,miliardi di euro all'anno e utilizzare quello che verrà recuperato per diminuire il costo del lavoro e. Per finanziare ricerca e innovazione .

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  13. Il presidente della camera, non è comunque una carica esecutiva.

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