28 ottobre 2013

La ricca polpa del sindacalismo a "quattro ruote"

 
Ultimamente abbiamo raccolto lo stimolo e le immagini di una pratica sindacale fortemente motorizzata e di un conflitto sociale a “quattro ruote”, che ha spinto le federazioni metalmeccaniche locali a organizzare, di frequente, spolette automobilistiche tra Fabriano e Ancona. Sia sul versante Indesit, con accalorate riunioni in Regione, sia su quello Jp con proteste avanti a Unicredit e incontri consultivi co l'autorità prefettizia. Qualcuno, malignamente, ha evocato il rischio di una lotta di classe geneticamente modificata in attività di tour operator, ma ovviamente si tratta di linguaggi abrasivi vincolati ad ambienti che intendono il sindacato più come problema che come corpo intermedio, comandato a una essenziale funzione di cerniera sociale. Anche perché sulle "trasferte" dei lavoratori – al di là di ogni possibile ironia - si stanno scomponendo e disarticolando equilibri che, in una logica di sistema, ricadranno direttamente sui contenuti negoziali della vertenza Indesit. Giovedì 31 ottobre, al Ministero dello Sviluppo Economico, si terrà, infatti, una riunione del tavolo tra azienda, sindacati e governo che, secondo fonti autorevoli, potrebbe risultare cruciale per lo sblocco la trattativa con la multinazionale fabrianese del bianco. Intanto da Radio Fabbrica trapela un dato interessante: pare siano sei i pullman di lavoratori che raggiungeranno Roma la vigilia di Ognissanti per svolgere un inevitabile ruolo di pressione psicologica sul negoziato e sulle modalità di confronto tra le controparti. Si tratta di un'opzione che altera oggettivamente il clima negoziale, se non il corso stesso delle cose, e assume particolare rilievo proprio perché era sembrato che la trattativa dovesse svolgersi senza il fiato dei lavoratori sul collo e facendo deliberatamente a meno della loro presenza fisica. Il sindacato sa bene che se da un lato la presenza dei lavoratori ne rafforza il potere negoziale nei confronti della Indesit, dall’altro l’assembramento di lavoratori vocianti costituisce anche un monito per le federazioni metalmeccaniche, che si sentiranno guardate a vista e quindi costrette a restringere e incanalare, senza variazioni sul tema, lo spazio della propria fantasia negoziale, con pesanti ripercussioni in termini di qualità e legittimità della rappresentanza. Le novità, come sempre, arrivano direttamente dalla fabbrica dove si è fatto improvvisamente fluido il rapporto tra le sigle sindacali e i lavoratori. In modo particolare ad Albacina, che è stata a lungo considerata la Vandea del conflitto per la sua ritrosia ad alimentare un confronto sistematico e aspro e per la sensibilità rispetto alle eredità simboliche e di appartenenza del merlonismo. Il primo segno di cedimento dell’egemonia moderata su Albacina ha preso forma dopo le ferie, quando la sigla sindacale maggioritaria accettò di anticipare il rientro per recuperare una parte della produzione perduta con gli scioperi di fine luglio. E un’altra scossa pare si sia verificata di recente, quando un gruppo di lavoratori, a schiacciante maggioranza al bacinella,ha deciso di recarsi a Roma per la riunione del tavolo ministeriale pare senza il placet sindacale. L’impressione sempre più fondata e solida è che ci siano anche questi decisivi fenomeni di bradisismo sindacale dietro l’effervescenza degli ultimi giorni. Una variabile imponderabile che diventa parte integrante del senso di queste giornate e cioè la possibilità di un’incrinatura profonda della rappresentanza, dovuta a uno strappo di coscienza dei lavoratori in relazione ai rischi connessi a un accordo che si profila punitivo per il sistema produttivo fabrianese e per l’occupazione del territorio. E questi movimenti, la cui sismografia aiuta certamente a comporre un quadro analitico più mosso e articolato, non potranno che incidere sulla qualità dell’accordo. Perché un accordo dovrà essere comunque siglato, sia per evitare azioni unilaterali da parte dell’azienda sia a tutela dei lavoratori che hanno bisogno come l’aria di prospettive trasparenti e certe. Un accordo di garanzia del lavoro e di tutela della produzione che dovrà necessariamente essere presentato in tutti i dettagli ai lavoratori, agli stakeholders e alle comunità locali e sui cui i lavoratori dovranno esprimere un voto di ratifica. Un voto che, nelle attuali condizioni, sancirebbe una spaccatura tra Fabriano e Caserta e tra lavoratori fabrianesi e sigle sindacali locali. Ed è anche per questo insieme di ragioni che dietro il “sindacalismo a quattro ruote” si intravede parecchia polpa su cui meditare e soffermarsi. Così come sarà interessante osservare e valutare il simbolismo della annunciata contestazione al Presidente Enrico Letta, in città a metà novembre per festeggiare i cinquanta anni della Fondazione Aristide Merloni. A distanza di pochi metri, nel cuore della città, avremo il Teatro Gentile affollato di signore e signori in tiro e gli operai che provano a difendere la dignità del lavoro. Ancora una volta i croissant sbattuti in faccia a chi richiede pane. E un’altra occasione per vedere chi sta con chi.

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16 commenti:

  1. Bella questa Letta a Fabriano. Proprio vero croissant a volontà.

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  2. Il problema è la Cisl

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  3. "un’incrinatura profonda della rappresentanza", come dici tu, e "signori e signore in tiro" al teatro. Ma chi l'ha creata questa situazione? Gli islandesi, i peruviani venuti da Marte? No, sono gli stessi che oggi contestano quel sistema e che l'hanno cresciuto elettoralmente. Gli è stato bene da sempre. E adesso? Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

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  4. Incontro a Roma rinviato alla prossima settimana se non erro il 04.11.2013, tutto ciò rasenta sempre più una telenovela...
    f.to Giorgio Fraticelli

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  5. Grandi manovre questa mattina nel quartier generale, riunione d'emergenza?

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  6. Questa mattina dovevo recarmi in Ancona ad un appuntamento non rinviabile. Saputo della mobilitazione degli operai con possibili bloicchi stradali ad Albacina di Fabriano, ho trovato strade alternative e fortunatamente tutto è andato per il verso giusto.
    La mia domanda è questa: ma continuare a bloccare strade statali, cari amici sindacalisti a cosa serve se non a creare una sorta di guerra tra poveri???
    Per qualche minuto di TV???
    Sono con gli operai e questo da sempre, ma in questo modo si riduce solo lo stipendio al metalmeccanico di turno, risparmia lo Stato, risparmia il datore di lavoro e gli consente tra l'altro di rallentare la produzione a costo zero, in un periodo di stagnazione dei mercati!!!
    Il vero sciopero è a oltranza, diretto, blocco delle merci in uscita ed in entrata...non si può fare, qualcuno dirà... e allora dico anche un blocco stradale è penalmente sanzionabile e contro la legge!!!!
    Credo sia arrivata l'ora di alzare il tiro......verso Indesit e non verso altri lavoratori di passaggio...questo è il mio pensiero...
    f.to Giorgio Fraticelli

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    1. ai merloniani interessa fa casino in giro, mai contro il padrò, guarda che hanno fatto quelli di AM, in via Profili hanno sgaggiato na mezzoretta poi niente. Il grande imprenditore che l'ha mannati a spasso non si può disturbare

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    2. ma voi li avete visti i pensionati che la sera cercano nei rifiuti da mangiare? e pensate che se qui nessuno ha più di che vivere voi vi lamentate di qualche interruzione viaria? ve lo immaginate che finito Merloni qui c'è la fame e che credete che morimo nel silenzio e in tranquillità?

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    3. Volevo far capire che il blocco stradale di per se non serve a nulla se non dare un minimo di risalto TV.. e un po' di importanza ai soliti noti con 30 secondi di intervista.
      Dico solo che il problema è sollevato dal Management Indesit, quindi la protesta va rivolta in primis verso chi crea il disagio...punto
      A Fabriano i pensionati che la sera cercano dei rifiuti non li ho mai visti, certo andando avanti di questo passo... G.F.

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    4. Che senza i Merloni qua se torna fare la fame non c'é ombra di dubbio, pero bloccare il traffico non serve a un CAZ#O dove puntare in alta a quelli che vi vogliono affamare

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  7. Ho letto qualche anno fa un libro sui sindacati in Italia. E' degli stessi autori che hanno scritto La casta ma non ricordo il titolo. Letto quello ho capito che per i sindacati l'ultimo pensiero e' il lavoratore e la sua tutela. Ma vi pare sensato quello che stanno organizzando in citta'? Ma a parte chi rimane incastrato per l'occupazione delle strade, ma chi li vede!? Ero piccolissima ma ricordo bene la crisi FIAT negli anni '70: in ogni telegiornale c'erano questi fiumi di lavoratori FIAT che manifestavano vestiti con le tute da lavoro e con le bandiere rosse in mano e si facevano vedere, tutti sapevamo bene che cosa stavano facendo! Quelle erano manifestazioni dei lavoratori altro che le macchie di leopardo e le date di nascita!

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  8. Mi intrometto per ricordare che prima delle ferie abbiamo bloccato il reparto delle presse ad albacina il vero ed unico tallone di Achille aziendale, e ci hanno accusato di aver causato la perdita di salario per i lavoratori per la messa in libertà fatta dall'azienda, poi rientrata con la cassa e dopo più volte riminacciata. Blocchiamo le strade e ci serve a noi per avere 30 secondi di intervista, ma crea disagio alla comunità che non c'entra nulla. Facciamo gli scioperi gatto selvaggio o creativi e non va bene perché fanno risparmiare l'azienda. Vengono i lavoratori a Roma, ma non li vogliamo ma siamo così cretini che paghiamo noi i pulman. Ma come pensate che il sindacato possa far passare le sue posizioni, chiedendo l'aiuto a mago Merlino? E quando dovremmo andare a Roma per sostare permanentemente sotto montecitorio (perché a questi necessariamente si arriverà) per dire a questi burocrati di politici senza idee e senza pa..., fuori tutti da casa nostra, quante domande ci faremo su chi, come, quando, i disagi o i costi. Ma soprattutto, questi poveri sindacalisti di campagna, qualcosa di giusto lo faranno mai? Gian Pietro, ti ringrazio sempre per l'ospitalità. V. G.
    ps A Roma, una delle lavoratrici che erano fuori del Mise, è venuta e ritornata in macchina con me e non è una mia iscritta ma è una che è molto utile alla causa perché trova notizie anche le più impensate dandomi possibilità di maggior comprensione.

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  9. secondo me di cose buone ne avete fatte molte ma questa è una città disabituata al conflitto sociale e poco solidale. Però c'è da dire caro Vincenzo che a Fabriano il sindacato ha sempre fatto il pronto soccorso senza quella presenza nel tessuto sociale che si sviluppa giorno per giorno. E poi c'è la questione Cisl ossia una sigla che è vissuta sempre a ridosso col padronato locale. E' una eredità storica che tuttora pesa

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    1. Hai valutato ciò che ti avevo postato?
      Che mi dici?
      V.

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    2. Io sono sempre per la buona fede. Forse è più difficile spiegare le ragioni di un accordo, rispetto a quelle di non averlo fatto perché in genere non c'è la controprova. Gian Pietro, lo diceva proprio tu, in genere la Cisl e la Uil sono più incline a fare accordi anche se ultimamente la Fiom ha firmato il contratto Confapi da sola senza di noi. Come vedi non ci facciamo mancare nulla. V.

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    3. Scusa gli errori, ma ho un tablet che scrive quello che gli pare.

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