22 ottobre 2013

Se Indesit gioca a Gigino e Gigetto che stanno sul tetto


 


Leggendo le notizie di oggi, relative all'esito del confronto tra Indesit e sindacati al Ministero delle Attività Produttive, mi è toprnata in mente un'antica filastrocca - accompagnata da un suggestivo gioco delle dita - con cui i grandi solevano stupire i piccini: "Gigino e Gigetto stanno sul tetto, vola Gigino, vola Gigetto, torna Gigino, torna Gigetto". Una filastrocca nonsense, con personaggi di fantasia che vanno e vengono senza spiegazioni e ragioni. Un po' quel che Milani sta facendo con i numeri del Piano di Salvaguardia: esuberi che volano, esuberi che ritornano; produzioni che spariscono, produzioni che riaffiorano; piattaforme che atterrano e poi, di nuovo, decollano per allontanarsi definitivamente dalla scena. Non a caso, stamattina, le locandine dei giornali grondano di ottimismo e arrivano a diagnosticare - coma da comunicato aziendale - trecento esuberi in tutto dei 1.425 annunciati a giugno, ovvero un taglio delle eccedenze lavorative di circa l'80% rispetto al computo iniziale di sacrifici umani. Ma se così fosse non saremmo di fronte alle annunciate modifiche del Piano ma a una vero Caporetto dell'azienda. Il che avrebbe un effetto deflagrante sul valore di Borsa del titolo Indesit, dato che Piazza Affari è notoriamente assai sensibile all'efficacia dei piani di ristrutturazione. Infatti il titolo Indesit ieri ha chiuso con un +4,5%, rivelandosi come uno dei più dinamici della giornata di Piazza Affari e a riprova che la sostanza del Piano non è stata alterata. E allora è probabilmente il caso di analizzare meglio la situazione, senza farsi depistare dagli annunci e dal precipitoso comunicato stampa di una delle sigle sindacali. Ripartiamo insomma dai numeri, che sono sempre la base materiale e non ideologica di valutazione dei problemi: la prima ipotesi di Piano, elaborata dal management della Indesit, come ben sappiamo individuava 1.425 esuberi. Un numero magico per l'azienda e simbolico per i lavoratori, che hanno trasformato il numero di esuberi in un elemento identitario che ha popolato sistematicamente striscioni e magliette. I primi 25 tagli vengono attuati nell'immediato, perchè si tratta di dirigenti accompagnati alla porta con una sostanziosa buonuscita. Il numero degli esuberi resta fermo a quota 1.425 per circa quattro mesi come un dato inamovibile. Poi il 23 settembre la Indesit annuncia una prima revisione: ammortizzatori sociali per 150 impiegati con promessa di riassorbimento in quattro anni, ma, ovviamente, senza uno straccio di esigibilità e senza dire che un colletto bianco, dopo quattro anni a zero ore, si ritrova per le mani un'occupabilità ridotta a parvenza sociologica e a insormontabile barriera all'accesso. Il taglio reale degli esuberi, in quel frangente, viene individuato in 126 unità. Ragion per cui il numero degli esuberi si determina sottraendo ai 1.425 iniziali le 126 unità. Gli esuberi previsti al 23 settembre sono quindi 1.299 che, ovviamente, non comprendono gli impiegati che esuberi restano e, in quanto tali, si propone di salvaguardarli attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali. La proposta presentata ieri al Ministero prevede di ridurre subito di 220 unità il numero delle persone coinvolte dal Piano come esuberi, quale effetto del rimescolamento delle produzioni tra i diversi siti produttivi italiani e stranieri. Una proposta che fa scendere il numero degli esuberi a 1079. E qui inizia il gioco di Gigino e Gigetto. Tanto per iniziare saranno 330 i lavoratori che matureranno i requisiti per il pensionamento. Ma sono comunque 330 esuberi perchè chi va in pensione non verrà certo rimpiazzato da nuove assunzioni: posti di lavoro persi in quanto in eccesso rispetto alle esigenze di produzione dell'azienda. Il che significa che i 330 esuberi non possono essere defalcati dal totale, se non dal punto di vista della ricaduta sociale, dato che un Piano va giudicato anche per le prospettive di tenuta produttiva e occupazionale che delinea. Inoltre, nel comunicato stampa della Indesit, si parla di "un progressivo riassorbimento di 400 persone in relazione alla prevista crescita dei volumi produttivi". E qui siamo alla dichiarazione di intenti e a quelli che vengono tecnicamente definiti accordi programmatici, ovvero a esigibilità ipotetica, futuribile e altamente improbabile. La verità è che il dato reale degli esuberi continua ad attestarsi sopra le mille unità. Non a caso nel comunicato dell'azienda si parla di 1.030 lavoratori dai coinvolgere nei contratti di solidarietà, ossia con una riduzione del 40% dell'orario di lavoro corrispondente a una retribuzione dell'80%. Gigino e Gigetto stanno sul tetto, vola Gigino, vola Gigetto, torna Gigino, torna Gigetto.
    

8 commenti:

  1. Si' ma finche' i giornali locali titolano come vediamo a caratteri cubitali tutti abboccano senza un pizzico di critica analitica. Si parla sempre di 1000 e piu' persone a rischio. I sindacati? Cosa dicono? I contratti di solidarieta' chi coinvolgeranno? Mi pare che manchi proprio la voglia di vedere la realtà e soprattutto ancora non si sa cosa succedera'! Sempre troppo difficile dire le cose come stanno. Evviva Gigino e Gigetto!

    RispondiElimina
  2. Noto con gusto che la razionalizzazione dei numeri ammutolisce.... :))))))))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per il servizio che rendi alla Città, vediamo se sto branco de pecoroni abbocchera dopo essere stati presi per il culo da un Ventennio! Spacc+MPM+Sorc+Sagrrrrammula

      Elimina
    2. il problema è che le prese per il culo 'ja reso parecchio, e le future le pagheremo noi...

      Elimina
  3. Hai il merito di accompagnare al ragionamento, e non i pare poco!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si sono ammutoliti in tanti,un'INTERA citta',il sindaco,il presidente della regione,confcommercio e piu' chi ne ha, piu' ne metta.Corsi e ricorsi storici,e ancora non abbiamo capito che saranno in tanti a rimetterci,o forse gli stessi. Con stima.

      Elimina
  4. Non e' assolutamente sufficiente ma tra il dire questo, ed invece dire che è peggiore (non dico tu Gian Pietro) mi sembra appropriato.
    Ci sono alcune novita' oggettive che riducono gli esuberi ed una novita' negativa che consiste nella richiesta aziendale di ridurre il premio, richiesta che abbiamo unitariamente respinto. Cerchiamo di essere razionali e di non parlare per slogan, altrimenti finiamo per confondere ancora di più le cose.
    Le novita' sul piano sono:
    - i 150 esuberi fra gli staff sono stati ritirati;
    - 220 esuberi sono ritirati perche' alcune delle annunciate
    delocalizzazioni verrebbero meno, in particolare resterebbero in Italia tutti i piani cottura (300.000 su un totale di 700.000 era previsto che andassero in Polonia) e le "lavorazioni speciali" anch'esse originariamente dirette all'estero, più qualche altra lavorazione minore che verrebbe internazionalizzata.
    - Infine l'azienda ha parzialmente accettato di non dichiarare come esuberi strutturali le attuali dissaturazioni causate dalla crisi e qui probabilmente c'e' bisogno di maggiori spiegazioni.

    Gli originari 1.400 esuberi sono la somma di 150 fra gli staff + 650 causate dalle delocalizzazioni + 600 causati dai cali di mercato (in pratica gli esuberi che oggi ci sarebbero anche se il piano venisse completamente ritirato a causa dei cali accumulati dal 2007 ad oggi e corrispondono all'ATTUALE utilizzo della cassa integrazione).
    Ebbene questi ultimi 600 noi avevamo chiesto di ritirarli, perche' non e' giusto fotografare organici e capacita' produttiva nel momento peggiore della crisi, a meno che l'azienda non cerchi la scusa per allocare all'estero qualsiasi crescita futura legata ad una ripresa del mercato.
    Indesit sostanzialmente ci ha risposto che non vuole allocare all'estero eventuali maggiori volumi e che quindi in linea di principio accoglie la nostra richiesta preservando un'occupazione ed una capacita' produttiva capace a cogliere una futura ripresa; tuttavia Indesit non giudica realistico il pieno ritorno ai volumi del 2007 nei prossimi anni.
    Con cio', quindi, ha tolto dalla dichiarazione degli esuberi strutturali solo 400 dei 600 originariamente posti. La novita' negativa, invece, riguarda la richiesta di decurtare il premio, che noi abbiamo respinto, dicendo che oltretutto gia' a causa degli ammortizzatori sociali l'intero reddito dei lavoratori subisce una decurtazione.
    Ora, secondo la maggioranza della "opinione pubblica" dovremmo "accontentarci", perché comunque non ci sono licenziamenti nell'immediato e perché degli originari 1.400 esuberi ne sarebbero rimasti "solo" 630, di cui 330 gestibili con i prepensionamenti. Tuttavia noi siamo consapevoli che :

    1) dei 650 esuberi determinati dalle delocalizzazioni solo 220 sono stati effettivamente ritirati;
    2) che la richiesta aziendale di decurtare il premio, più di quanto gia' non accadrebbe a causa degli ammortizzatori sociali in se', e' da respingere;
    3) che anche al netto dei pensionabili, resterebbero nella migliore delle ipotesi 300 persone senza soluzione.

    Cio' detto se semplicemente facciamo saltare il tavolo, non abbiamo risolto il problema perche' le aziende purtroppo possono chiudere e licenziare anche senza accordo col sindacato.
    Quindi significa assolutamente fare l'accordo? No, ma la nostra speranza e' quella di costringere Indesit ad un accordo in cui si limitino al massimo gli esuberi. Spero di non essere stato troppo lungo, ma credo che sia utile entrare il più possibile nel merito, mentre i comunicati stampa solo per loro natura molto stringati.
    Vale la pena rimarcare, PER CHI LEGGE, come nei ragionamenti qui sopra postati, si parta con lo scrivere NON È ASSOLUTAMENTE SUFFICIENTE, quindi dietro l'angolo, può esserci anche una rottura.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Scusate, manca un NON tra mi sembra e appropriato.

      Elimina

Sarà pubblicato tutto ciò che non contiene parolacce, insulti e affermazioni discriminatore nei confronti di persone