9 maggio 2012

Fratelli coltelli in Casa Sagramola

Questo celebre olio su tela ricorda l'omicidio di Marat, icona estremista e sanguinaria della Rivoluzione Francese, nel periodo della guerra civile. Marat venne ucciso in una vasca da bagno, mentre era intento a dare sollievo alle carni tormentate dall'eczema. L'omicida era una giovane donna, Charlotte Corday. Non si trattava di una prostituta con tendenze sicarie ma soltanto di una rivoluzionaria di simpatie girondine, indignata per il repulisti della sua fazione di cui Marat era stato un feroce e urticante artefice. E adesso vi faccio sbellicare, facendola letteralmente fuori dal vaso: Marat mi fa pensare a Sagramola. Ovviamente i due non hanno un cazzo da spartire, sia nel temperamento che nel furore ideologico, per non parlare della vocazione alle barricate. Ma Giancarlone, che attende il suo destino ruminando pasta in bianco, rischia di finire come Marat nella vasca: accoltellato senza preavviso in un momento di distrazione. I pugnalatori, in questo caso, non hanno le fattezze delicate e forti di una giovane rivoluzionaria ma i tratti rubizzi e scalcagnati di qualche politicante convinto di essere il più figo e il più sveglio del bigonzo. Le prime lame hanno cominciato a saettare quando sono usciti i dati ufficiali, con Giancarlone quattro punti sotto alla somma dei voti delle sue liste. Era un primo messaggio, una testa di cavallo nel letto del candidato sindaco. Così, tanto per capire l'antifona. Della serie: caro Sagramola è inutile che ti sbatti tanto e rivendichi libertà dai tutors. La camicia di forza, che un tempo ti avrebbe fatto indossare la Sagrada Familia, adesso te la mettono i partiti, che non sono le tue truppe cammellate ma i tuoi azionisti di maggioranza. E da lì è iniziato il finimondo. Da una parte Sagramola, rasserenato dal mezzo flop di Urbani, che ha possibilità di raggiungerlo quanta ne ho io di suonare il pianoforte per Lady Gaga; dall'altra i partiti del centrosinistra, vogliosi come un'orda di vecchi, con la prostata infiammata e la pasticchetta blu, all'ingresso di un night club. Il problemone di Sagramola sono le preferenze, perchè Pastimbianco dovrà scegliere gli assessori non in base al volume del cervello ma al numero di preferenze sgraffignate. Altrimenti a palazzo Chiavelli ci taglia solo un panettone o al massimo due. E capite bene che sto giro sono tanti i galli e poche le galline e quindi la covata non si quaglia. Verso San Donato pare sia forte e carducciano il ribollir de'Tini; poi c'è chi si scotta con la paglia lunga. Altrove invece Fulmini e Saitte e poco distante un silenzio quasi inumano, il silenzio assai votato di Pariano. Ma Giancarlone guarda e tace. Indifferente al rumore di sciabole osserva, goloso e desiderante, un piatto ricolmo ma incolore: "Urbani, m'hai provocato e io me te magno, te distruggo Maccarone!". Dimenticando che non sono gli avversari ma sempre i fratelli quelli da cui temere insidie e coltelli.
    

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