25 maggio 2012

Il favoloso mondo di Amelie e il triste cosmo di Giancarlone

Lo ammetto. Sono in ansia. Stasera inizia Poiesis e non so cosa mettermi. Eravamo rimasti alla porchetta e al pecorino. Così rassicuranti. Stile casual impolverato. In un baleno alle cotiche arrostite subentrano parole, arte, opera, cultura. Ci vuole l’abito giusto e uno stomaco adeguato. Stop alle fiatelle da libagione elettorale. Poiesis merita altro, reclama una riconversione gastrica. E’ il trionfo dell’anoressia colta, dell’intelletto disgustato, della massima distanza dai bisogni primari dell'umano troppo umano. Non si vive di solo pane no?! Ma, per grazia di Dio, c’è un mondo parallelo che consuma, in queste ore, le sue sfrenate pulsioni alimentari. Non è il favoloso mondo di Amelie ma il triste cosmo di Giancarlone, dove pare che le bulimie assessorili siano diventate irrefrenabili. Intanto il nuovo Sindaco prende tempo, posticipa, dilaziona, scuce e ricuce la tela, come un Penelopone scaltro. Certo, se il caos calmo del dopo voto celasse la volontà di stupire il popolo potremmo capire l’attendismo, ma il tintinnar di forchette ha raggiunto decibel da inquinamento acustico elevato e Sagramola pare trascorra le giornate rintanato in cambusa, per dare corso a un’equa distribuzione di pani e di pesci alle affamate boccucce del Modello Marche. Il problemone è a monte, come si dice adesso. Esattamente nel criterio scelto per riempire le ventresche: i più votati delle singole liste fanno gli assessori. Si tratta di un comandamento che, notoriamente, non stimola le funzioni intellettive ma solo quelle motorie. Per raccattare voti, infatti, pensare non conta un cazzo. Serve correre. Correre tanto e più degli altri. E calpestare senza pietà le lumache, i perditempo, gli incerti e i ben educati. La democrazia diventa così un acquario popolato di squali (i più aggressivi sono sempre quelli bianchi..guarda caso!) e la selezione passa dalle forche caudine del darwinismo: vincono quelli con la pinna più nera, i tutto “petto e pelo” coi molari d’acciaio. E quando uno ha corso e morso, il conto, in un modo o nell’altro, lo presenta. E salato come l’acqua di mare. Il suicidio della classe dirigente, molto spesso, non dipende dalla volontà ma dalle zone di comfort che non si prova neanche a scardinare, dall’idea sbagliata secondo cui è l’inerzia delle cose il modo naturale di risolvere i problemi. Il criterio dei voti è un postulato della vecchia politica e diventerà una pistola fumante appoggiata alla tempia di Sagramola, che ha una sola alternativa di scelta: o subire il ricatto del colpo in canna o tentare una via di fuga. Stasera inizia Poiesis e il Giancarlone che debutta, avrà un’occasione d’oro per riflettere sulle virtù dello stomaco vuoto di cibo ma rimpinzato di cultura. Faccia la mossa del cavallo se vuole conservare le chiappe: indichi Urbani come Presidente del Consiglio Comunale. Avrebbe la sponda di un pezzo d’opposizione pacificata, per compensare il potere d’interdizione e l’appetito che i voti e il sistema elettorale hanno consegnato all’UDC. E’ l’unico modo, e politicamente saggio, per dare vita a un mandato in cui il Sindaco conta più dei partiti. Sorci a modo suo li aveva tenuti a bada, regalando giochi e giochetti. E Sagramola? Inventi qualcosa ma si sbrighi. Perché rischia grosso come nessuno dei predecessori.
    

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