2 maggio 2012

Gli scivoloni a somma zero di Urbanetto e Giancarlone

Agli amici del Pd pare sia piaciuto molto il mio post sulle “solite facce”. Siccome non dormo in fondo al letto so bene che tanto gradimento è figlio di una sensazione sbagliata e cioè che le mie parole fossero una sorta di sabotaggio al Pdl proveniente da un fiancheggiatore leghista e non una divertita, e forse divertente, critica estetico-politico-sentimentale. Anche perché, se volessimo disquisire dell’Obitorio Marche registreremmo un’efficacia mediatica comparabile con quella di un addobbo funebre e ci sarebbero tomi e tomi di scivoloni da narrare e inscenare. Ma purtroppo il Pd non osa, è fermo come l’asino di Buridano, indeciso sul che fare, quasi preda di una vertigine del successo che lo nausea e lo immobilizza. E questo, ovviamente, oltre a ridurne la presa politica ne ridimensiona anche il rischio gaffe, visto che chi non fa non falla. Alianello, ad esempio, ha provato a fare la voce grossa dicendo che nel Pdl la fifa fa novanta. Ma nel Pd pare vada anche peggio e si mormora di un'improvvisa crescita del giro d’affari delle lavanderie. Causa lo scacaccio di coalizione che sta montando mano a mano che ci si avvicina al primo giro di ordalìe. Giancarlone Pastimbianco, ad esempio, in piena ansia da prestazione pubblica, sabato mattina alla Sala Ubaldi, si è infinocchiato di brutto quando gli hanno chiesto cosa farà se non arriva al ballottaggio: due minuti di contorsioni imbarazzate sul futuro; interminabili secondi di balbettamenti sulle fonti del proprio sostentamento personale e familiare; istanti gonfi di parole arrossite che facevano venire voglia di soccorrerlo, di strappargli il microfono di mano e scatenare una filippica arroventata sulla dignità del lavoro, oltre che sibilare un vaffanculo a suon di tromba per gli stronzi che vorrebbero trasformare la democrazia nel riflesso diretto delle proprie opere professionali. Per cui se sei un dipendente comunale devi essere flagellato a sangue mentre se hai fatto i soldi puoi pretendere un’intera cittadinanza equipaggiata per gradevoli e felici sodomie. Il giorno dopo, con la malizia del politico navigato, Ballelli ci ha messo sopra il carico da dodici, consapevole che dalla sinistra sarebbe arrivato al massimo un innocente vagito e una bandierina bianca di pronto disarmo. Più ingenuamente di lui ero convinto che a qualcuno del Pd sarebbe partita la scheggia assassina. Invece manco un’avvisaglia di scazzo. La reazione è stata un sussurro – con l’involontario umorismo dei giornali a dipingerla come durissima – incentrato sul più flaccido e spuntato degli argomenti: il tempo a disposizione per fare il sindaco. Secondo il Pd è meglio che vinca il dipendente comunale Sagramola non in quanto socialmente rappresentativo della maggioranza dei fabrianesi, ma perché, potendo usufruire dell’aspettativa, sarebbe un sindaco a tempo pieno. A differenza di Urbani che, in quanto impresario, dovrebbe seguire anche la “sua” azienda. Se i compagni volevano mettere un po’ di sugo e spezie nel piatto di Giancarlone Pastimbianco, sono riusciti nel miracolo di eliminargli anche quel filo di burro che aveva finora usato come unico condimento. Per una semplice ragione e cioè che nel Pd non hanno la minima idea e conoscenza di chi sia il loro principale avversario e quale sia la sua personalità più vera e profonda. E questo è un fatto gravissimo per una sinistra che in passato concepiva la politica anche come studio, conoscenza e cultura. Urbani è notoriamente uomo dotato di una volontà d’acciaio; uno che potrebbe tranquillamente trascorrere il mandato da Sindaco dedicandosi ogni giorno dodici ore alla città e le dodici successive all’azienda e rinunciando a dormire per cinque anni consecutivi, a costo di stirare gli zoccoli. Insomma i due principali candidati fingono di picchiarsi ma è un gioco a somma zero: Urbani regala l’assist a Sagramola con le solite “facce” e Giancarlone Pastascotta ricambia inciampando su se stesso. Dice la saggezza popolare che i cani non solo si annusano il culo tra di loro ma evitano pure di mordersi. E per questo, alla fine, gira che ti rigira Urbamola la trionferà!
    

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