8 maggio 2012

Il Sig.Bonaventura nel Regno di Urbanistan

A prima vista i giochi sembrano fatti e il ballottaggio appare un'inutile formalità. Ma guai a sottovalutare le doti reattive del contendente, specie dopo che i partiti del centrosinistra hanno servito a Giancarlone Pastimbianco un bel piatto di fischiotti crudi e crudeli, conditi con Olio Disgiunto invece che con l'Extravergine di Spoleto. Mai sottovalutare il contendente, specie se si chiama Urbano Urbani, sacramento d'uomo abituato a battere il ferro e a piegare lamiere. Certo la distanza numerica è incolmabile e gli apparentamenti improbabili, ma mai dire mai perchè la politica è piena di traditi e traditori e si mormora di vendette modello Borgia tra i partiti del centrosinistra. Il voto a Urbani si presta a una doppia lettura: politica e culturale. Sul versante politico non è andato così male: prendere il 22% con il Pdl che crolla dappertutto e due liste civiche caserecce come le fettuccine della domenica, è un risultato politico più che dignitoso. Più di questo non si poteva fare e pretendere. Adesso però il gioco si fa duro perchè Urbani non aggrega e sembra aver raschiato il barile. In più Ottaviani può fargli arrivare, via FLI, qualche voto di trafugo ma se si apparentasse ufficialmente sancirebbe soltanto un'alleanza sconfittista tra Cric e Croc. Fatto sta che alla fine dei giochi Urbanetto da Nebbiano si è portato a casa un partito personal aziendale di tre consiglieri, a scapito del Pdl che ha salvato la faccia solo grazie alle magie del DJ Silvano, alle preferenze di Tutanklaudion Biondi e alla vita da mediano di Olindo Stroppa, al secolo The Voice. Insomma, se non è stato un successo non è stata manco una sconfitta. Diciamo un pareggio, un punticino strappato in trasferta tra tifoserie ostili. Altra storia se guardiamo il risultato dal punto di vista culturale. Urbani aveva in mente un disegno preciso: trasformare Fabriano in Urbanistan, in una città ideale a sua immagine e somiglianza. Per conseguire questo obiettivo aveva studiato una tattica paracula: proporsi come apolitico e trasversale, pidiellino per caso, tecnico dell'eccellenza imprenditoriale prestato a una politica guastata dal professionismo e dall'abitudine. In parallelo Urbani si era studiato bene pure il retroterra politico e logistico più consono alla sua personalità, ossia le frazioni, spazio ad alta fidelizzazione personale e portatrici di uno spirito di rivalsa verso la città spocchiosa e progressista. Il tutto legittimato da un'operazione come Made in Fabriano -manovra di marketing politico in cui Urbani e la città si sovrapponevano fino a diventare un tutto indistinto - e condita con una spolverata di generose liberalità economiche, stile Sig. Bonaventura: per le sagre di paese, i cori di parrocchia, i tornei di calcetto, le serate danzanti, i saggi ginnici, le conviviali della bocciofila, le biciclettate, le sbraciolate e chi più ne ha più ne metta. Compreso qualche paternostro e quale salveregina funzionali al disegno egemonico. Insomma, un ambaradan di alto livello, un piano quinquennale concepito a Nebbianograd, un leninismo in salsa imprenditoriale da far rizzare i peli anche a un glabro. Risultato: 22%, ossia un delta oceanico rispetto a tanta massiccia mobilitazione di risorse e impegno. La montagna ha partorito il topolino ma quel sogno resta conficcato dentro la mente tenace e ferrigna di Urbanov da Nebbianograd. E sarà bene che Giancarlone Pastimbianco si cosparga di tabasco se non vuole trasformare il ballottaggio in un incubo. E gli incubi di solito si presentano sul far del mattino. Al fotofinish di una notte agitata.
    

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