22 agosto 2012

IMU, outsourcing e barbatrucchi

Il nuovo Presidente Territoriale di Confindustria si chiama Morgan Clementi. Il cognome da ragazzo tollerante e il nome un po' fru fru, da star televisiva, costituiscono un mix rassicurante e pacifico. Un po' come quando Verdone, nel film Viaggi di Nozze, spiegava, con dovizia di notazioni romanesche, perchè chiamare un figlio Kevin offrisse maggiori potenzialità al nascituro rispetto ai più tradizionali nomi da evangelista o da riabilitazione di nonni e bisnonni. Bene, al nostro Morgan Confindustriale, nonostante i buoni auspici anagrafici, è andato maluccio il debutto mediatico. Il neo Presidente è intervenuto su un paio di proposte partorite dalla Giunta Sagramola: sospendere l'IMU per le imprese che assumono e destinare ai terzisti locali il grosso delle commesse date in outsourcing dai grandi gruppi industriali fabrianesi. Clementi ha detto si, con tanto piacere, alla sospensione dell'IMU e ha detto no, con poco dispiacere, alle commesse per i terzisti locali. Ossia l'esatto contrario di quel che avrebbe dovuto fare una grande organizzazione di rappresentanza datoriale di fronte alla devastante crisi del territorio. Un'impresa normodotata, infatti, assume quando ha senso dal suo punto di vista produttivo e commerciale. Altrimenti neanche si pone il problema. E quindi nessuna impresa assumerebbe solo per approfittare della sospensione dell'IMU, perchè sarebbe come comprare un cappotto soltanto perchè i bottoni sono in regalo. Dire si alla sospensione dell'IMU equivale, quindi, ad approfittare di una regalìa pubblica totalmente improduttiva. Certo, a caval donato non si guarda in bocca ma che Confindustria abbia detto sì alla sospensione dell'IMU fa pensare al sì che la sventurata Gertrude rispose al torbido Egidio nei Promessi Sposi. Anche perchè l'equivalente economico e finanziario della sospensione dovrebbe essere compensato, a bilancio, da denaro pubblico che verrebbe distolto dalle risorse destinate ai servizi. Il che non solo non è bello a vedersi ma fa pure un po' incazzare. In parallelo si fa fatica anche a capire il no di Confindustria alle commesse ai terzisti locali. Si tratta di una proposta che avrebbe meritato un sì grande come una casa. Perchè restituisce al territorio una quota del PIL perduto, incrementa il tasso di occupazione locale, rafforza la capacità di spesa delle famiglie, irrobustisce indirettamente le attività commerciali, ingrassa le casse comunali con maggiori entrate da addizionali IRPEF e diminuisce quantitativamente il numero di persone che, per reddito, hanno diritto di accesso a condizioni meno onerose ai servizi a domanda individuale. Siccome questi benefici per il territorio sono forse troppi è meglio dire di no, con la scusa che per rinascere occorre rifiutare ogni protezionismo e proiettarsi all'esterno, ossia ingrassare altri territori e altre imprese terziste che ci ridono in faccia e si danno di gomito su quanto sono fessi sti marchigiani. Sarà che sono leghista ma per prima cosa si dovrebbe fare quadrato qui, riportando un po' di soldi e di lavoro sul territorio, come ad esempio ha fatto Urbani, che avrà mille limiti e difetti come politico ma è un imprenditore che si è fatto carico concretamente del cosiddetto "rischio territoriale" nelle sue strategie di produzione. E solo dopo proiettarsi all'esterno, facendo squadra e sistema. Si tratta di una strategia in due tempi che, purtroppo, confligge col tradizionale egoismo faVrianese che prevede sacchi di sabbia in ogni finestra e strategie gelosamente individuali di sopravvivenza. E di fronte a barriere psicologiche come queste più che di Morgan Clementi ci sarebbe bisogno della Fata Morgana. O forse soltanto di un ennesimo Barbatrucco per tirare avanti.
    

15 commenti:

  1. Io penso che causa del collasso industriale Favrianese sia stato la "nascita" di mille terzisti che si facevano belli con la dicitura di imprenditori, ma nella realtà di imprenditoriale non avevavo nulla, poicheè vivevano (ed alcuni vivono) sulle commesse di Merloni & C. Se non c'è la materia prima è giusto che la si vada a cercare altrove. O no?

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    1. Vorrei poter approfondire questo argomento, ma non è la sede giusta e non posso far altro che condividere la tesi sopra esposta seppur con i dovuti distinguo. Ne so qualcosa lavorando in un'azienda che utilizza i terzisti che a volte falliscono, poi rinascono sotto altri nomi, e poi rifalliscono e poi rinascono sotto altri nomi e, nel frattempo mettendo in difficoltà le aziende datrici di commesse.
      Maurizio Corte

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  2. molti terzisti hanno commesso lo sbaglio di non differenziare la clientela....molti altri, hanno speso più di quello che guadagnavano, pensandosi "corazzati"...questo, è, a mio avviso lo sbaglio commesso dalla categoria.
    il fatto di far ripartire l'economia ingrassando, almeno inizialmente, le aziende locali, per me, può essere un buon inizio; anche perchè, non dimentichiamocelo, gran parte del collasso industriale ha le cause nella delocalizzazione.

    ah!...io, non sono leghista ed ho sempre sostenuto il principio del libero mercato....però comincio a ricredermi su tante cose.
    __________________
    G.R.

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    1. Condivido l'incipit del tuo post, non la chiosa.
      Favriano ha dimostrato che non ha l'humus per la creazione di attività imprenditoriali che si possano slegare dal bianco.

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    2. hai ragione ma ormai anche il protezionismo ha il suo perchè.G.Simonetti

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    3. Ripeto quanto scritto sopra: "Vorrei poter approfondire questo argomento, ma non è la sede giusta e non posso far altro che condividere la tesi sopra esposta (da Anonimo il 22 agosto 2012 06:53)seppur con i dovuti distinguo. Ne so qualcosa lavorando in un'azienda che utilizza i terzisti che a volte falliscono, poi rinascono sotto altri nomi, e poi rifalliscono e poi rinascono sotto altri nomi e, nel frattempo mettendo in difficoltà le aziende datrici di commesse.
      Maurizio Corte

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    4. non sono anonimo....mi firmo con le iniziali per brevità. ;-)
      ____________________
      Giancarlo Romagnoli

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  3. :))))))) il buonsenso non ha colore fortunatamente!!! G.Simonetti

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  4. comunque, quando c'è crisi, si può (e si dovrebbe) approfittare del calo di pressione lavorativa per imparare, perfezionare e ... concimare! ;-)
    _________________
    G.R.

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  5. Dirò una cosa impopolare che tu Gian Pietro forse non condividerai, ma me lo posso permettere avendo lavorato molti anni come operaio nel mondo del terzismo fabrianese di cui parlate e lo conosco bene. Sinceramente non rimpiango troppo quel tipo di mezze calzette pseudoimprenditoriali, dedite solo a mungere le vacche grasse de zio Merlò, senza nessuna vocazione o creatività industriale, senza nessuna cultura, senza nessun tipo di attaccamento affettivo al territorio, solo dediti alla venerazione assoluta del denaro, e alcuni anche all'ostentazione sfrontata del benessere (suv e machinoni in testa). Con questo non voglio far di tutta l'erba un fascio, non tutti erano e sono così, ma una rinascita della nostra città passa inevitabilmente anche per un nuovo e più aperto modo di far impresa....almeno io la penso così ma come vi ho detto sono solo un umile operaio!!

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    1. Caro amico sottoscrivo le tue parole dalla prima all'ultima e vorrei dirti che la mia formazione politica nasce con l'idea della classe operaia come classe generale. Quindi non scusarti mai con me di essere o di essere stato un operaio. Hai ragione: abbiamo bisogno anche di un'altra impresa e di un'altra cultura d'impresa. Però purtroppo possiamo fare le candele solo con la cera che abbiamo a disposizione e in questa fase, nonostante mi stiano sulle balle alcuni che come dici tu hanno solo ostentato, penso sia necessario fare quadrato per tutta la comunità mettendo da parte divisioni e ostilità. Ma questo ovviamente non cancella decenni di terzismo pezzente. G.Simonetti

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    2. .... e, anche quest'altro commento di "Anonimo 22 agosto 2012 08:02, è pienamente condivisibile e mi trova pienamente d'accordo. Piano piano, Anonimo, sta scrivendo quello che avrei voluto argomentare con più dovizia di particolari. Sempre con i dovuti distinguo. Ne so qualcosa: 54 operai e impiegati non pagati da dicembre 2011 seppur continuassero a lavorare sperando in una ripresa o in un aiuto da parte delle aziende committenti; i nostri sforzi per cercare di dare una mano al terzista con pagamenti anticipati, firmando accettazioni di cessioni del credito da parte delle banche, comprando e pagando anticipatamente la materia prima dai loro fornitori che non volevano più fornire il terzista in difficoltà. Il tutto per tutelare il terzista, i dipendenti del terzista e le nostre commesse. Tutto inutile perchè gli altri committenti non hanno partecipato a questa azione di sostegno, le banche hanno iniziato a bloccare i fidi, i loro fornitori a bloccare le forniture di materiali se non con pagamenti anticipati. Il nostro errore è stato quello di acquistare da un solo terzista componenti essenziali per l'assemblaggio del nostro prodotto.
      Maurizio Corte

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  6. Il Comune non può surrogare le imprese, quindi Confindustria dovrebbe essere la prima a suggerire soluzioni. Simonetti ha ragione. Piuttosto sarebbe interessante conoscere quanti fabrianesi hanno fatto richiesta di fondi alla Fondazione Marche per i progetti di imprenditoria innovativa.

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  7. Penso che per le associazioni di rappresentanza datoriale e dei lavoratori ci sia una occasione unica per proporre azioni fondate sull'interesse generale. Per ora l'occasione non sembra sia stata colta. G.Simonetti

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  8. Caro Ennio condivido. Dobbiamo evitare di demonizzare i terzisti. In fondo erano impresari proletari. Ma a differenza dei loro omologhi veneti non hanno fatto sviluppo. E si vede. Certo è che hanno garantito un fortissimo consenso al sistema merloniano. La loro colpa è politico culturale non tanto economico imprenditoriale

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