Il maligno che aleggia in città

 

“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. E’ un passo del Vangelo di Matteo che colpisce anche gli spiriti laici per la forza con cui svela il demoniaco che risiede nell’ambiguità, nel rifiuto della nettezza, nell’atteggiamento ondivago che disorienta e nella contraddizione spesso rivendicata come ripensamento. Molte delle difficoltà con cui ci confrontiamo, in questi tempi difficili per la nostra città e per la nostra gente, derivano proprio dal rifiuto di ciò che è chiaro e lineare. Il Sindaco Sagramola – tanto per dirne una – dopo feroce contestazione annuncia pubblicamente che renderà possibile lo spacchettamento della Tares: quota servizi entro il 16 dicembre e quota rifiuti dilazionata al 28 febbraio, quando appena qualche giorno prima aveva affermato, in un’intervista a un quotidiano, che non si poteva fare nulla per lavorare su rateizzazioni e posticipi. Poi, dopo il solenne e pubblico impegno all’Oratorio, nuova intervista dichiara che si può ancora spacchettare ma che sarebbe meglio non farlo perché le casse del Comune piangono quando fu l’assessore Tini – sempre sabato scorso – a dire che i conti sono a posto e la tesoreria splende. “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. E risulta evidente, a voler essere laicamente evangelici, l’odore di caprone che accompagna certe posizioni, ballerine e instabili come il cielo d’Irlanda cantato dalla Mannoia. E nell’ambiguo che più ambiguo non si può, mette lo zoccolo anche il Pd – altra centrale intellettuale del maligno – che è contrario alla Tares ma la appoggia per non dare dispiacere al Sindaco, che si dissocia ma non troppo e finisce per aprire uno sportello informativo che serve solo a creare altra ambiguità e altra confusione visto che le informazioni le dovrebbe fornire il Comune e ancora non è chiaro se al danno dell’importo da pagare si aggiungerà pure la beffa di un posticipo che, ad oggi, non è stato legittimato e ufficializzato da nessuno. “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. Ma lasciamo la Tares per fare un salto in casa Indesit. I lavoratori hanno votato massicciamente e saggiamente a favore dell’accordo, sapendo che non votavano nel merito ma soltanto su un'opzione mortuaria: licenziamenti subito o fra cinque anni. La Fiom non aveva firmato l’accordo, evidenziando alcuni binari morti del Piano di Ristrutturazione e ricordando alle maestranze che a pagare lo scotto èpiù salato sarà Fabriano, privata dei piani di cottura a favore della produzione di forni sulle cui potenzialità di mercato non scommette nessuno. Una posizione critica, quella del sindacato di Landini, che ha raccolto il 20% dei consensi tra i lavoratori – ovvero poca cosa rispetto agli effetti Pomigliano che qualcuno aveva paventato - perché spesso ci sono ragioni superiori e realismi necessari che prevalgono sulle buone ragioni di chi pone problemi e prospettive invece di nasconderli sotto il manto di una forzata euforia. Poi a urne aperte accade che la Fiom - che non aveva votato l’accordo, ritenendolo un cattivo accordo - rimette se stessa sottosopra idea e decide di sottoscriverlo perché il voto dei lavoratori – come la mano di Re Mida - lo ha legittimato trasformandone la natura. Fair is foul and foul is fair: il bello è brutto, il brutto è bello, recitava il coro delle streghe nel Macbeth shakespeariano. Esattamente quel che sta accadendo qui da noi, dove ogni ritirata è strategica e l’errore è necessario e provvidenziale. “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.