11 luglio 2013

Il comunicato della Famiglia conclude una storia e giù il sipario

 
C'era attesa per le parole della famiglia Merloni. Per qualcuno necessarie ad assegnare un responso definitivo sul futuro della Indesit, manco fossero i segni premonitori della Sibilla Cumana o le interiora d’animale degli antichi aruspici; per altri un appiglio su cui rifondare quell’etica metalmezzadra che ancora pare scorrere nelle vene degli autoctoni; per altri ancora parole come pietre e prova empirica di una diversità familiare e genetica su cui scommettere per destarsi serenamente dall'incubo del Piano di Salvaguardia e Razionalizzazione. Alla fine le parole tanto desiderate sono giunte a destinazione, ma nella modalità formale e grigiastra di un comunicato stampa. E a leggerlo, riga dopo riga, si matura la sensazione palatale di un'amarezza che spinge a dedurre il peggio, di una gelida manina che ha costruito un canovaccio esanime di frasi e pensieri. Fino al punto di chiedersi se non fosse preferibile il silenzio di casa Merloni delle scorse settimane, che almeno aveva il merito di lasciare ai lavoratori e ai fabrianesi la speranza e l'attesa, la sensazione scivolosa di giocarsi il cielo a dadi ma anche di avere un ristretto pertugio da cui guardare il futuro con un filo di banale ma umanissimo ottimismo. La firma in calce al comunicato è quella di Antonella Merloni, presidente della Fineldo, la holding che controlla Indesit. Una scelta che ossequia il formalismo societario, gli organigrammi e le certificazioni notarili ma irride la sostanza, perché i fabrianesi – fatti mica pugnette – attendevano al varco Andrea o Maria Paola Merloni. Il primo in quanto ex Presidente di Indesit - seppur fuggiasco come un Ulisse minore e senza lo straccio di mito o di un'epica a inseguirlo tra isole greche e prosecchini - e la Senatrice della Repubblica, ampiamente votata dagli esuberi e tutta intenta a dolersi e a meditare, ma senza il rigore benedettino del silenzio, in qualche refrigerato attico romano. Qualcuno ha detto che almeno Antonella Merloni ci ha messo la faccia. Errore: al massimo ci ha messo la firma, perchè il fabrianese medio, se mai dovesse incontrarla a passeggio lungo il Corso della Repubblica, farebbe fatica a identificarla e riconoscerla. Un segnale chiarissimo di smobilitazione e dismissione, un “arrivedorci” senza se, senza ma e senza grazie, affidato a una figura di seconda linea rispetto al ruolo esercitato, in termini politici ed economici, da due dei quattro fratelli della terza generazione "vittoriana". E il contenuto del comunicato non fa altro che confermare le cattive impressioni dedotte dalla forma, con gli azionisti di maggioranza che fanno quadrato attorno alle scelte del Presidente e Amministratore Delegato Milani, evitando come la peste di fare cenno al numero degli esuberi e al loro destino e reiterando il mantra beffardo di una produzione che resterà in Italia e, a loro dire, continuerà a ingrassare Fabriano, Caserta e Comunanza. Insomma, niente di cui non fossimo già ampiamente a conoscenza, con un colpo di coda, che aggiunge il danno alla beffa, quando AM rimarca che “ l'attenzione da parte della famiglia Merloni ai territori dove Indesit opera é, come da tradizione, altissima”. Segno di una sottovalutazione intellettuale della nostra gente, ritenuta parco buoi manipolabile, e di una cognizione proprietaria della capacità dei fabrianesi di decodificare e dedurre ciò che bolle realmente in pentola, al di là delle parole smunte e delle frasi di circostanza. La verità è che una storia imprenditoriale finisce e, come direbbe Dante, “il modo ancor m’offende”, perché dalle modalità del declino sempre si deduce il valore dell’intero tragitto che, rivisto col senno di poi, sembra alquanto generoso d’osso e misero di polpa E dispiace pensare a una vicenda industriale, decollata grazie alle gesta di una trinità maschile rapidamente convertita al matriarcato, in cui spetta alla donne di famiglia, che almeno teoricamente ci si immagina tessitrici di relazioni sociali e di conciliazioni territoriali, interpretare ruoli diversi - il dissenso accorato, la rivendicazione formale e il disdegnoso silenzio – ma tutti convergenti in un’unica direzione, che non contempla più radicamenti e condivisioni di sangue, di terra e di suolo. Era solo l’ultimo atto. Ora si cali il sipario. Così, senza rancore e senza nostalgia.
    

17 commenti:

  1. Almeno la "cacca" e' riuscita a tirarli fuori dalla tana, uscita formale, sterile, gelida ma comunque uscita! E pensare che avevo criticato aspramente il gesto dei ragazzi del Fabbri!

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  2. I monelli del CSA non hanno ottenuto alcun risultato.
    Ieri, alle nove e30 sul Loggiato c'era una loro conferenza.
    C'erano solo loro...4 gattini.

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  3. Saranno pure Monelli, ma sono stati i primi in 50 anni ad andare contro la famiglia Merloni! fanno ridere le fiaccolate fino allo stabilimento di Melano/Marischio e gli scioperi generali di venerdì, quando gli uffici sono vuoti perchè gli impiegati sono in cassa integrazione.
    La verità è che i sindacati al massimo se la prendono con Spacca o con Sagramola (che ben poco può fare) ma mai contro la "Famiglia", forse non hanno ancora capito dove abitano i Merloni??!!? 4 gattini hanno fatto di più di 1.000 pecore!

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    1. Ce sò voluti 50 anni pe favve capì come funzionava la cosa? Ve sete svejati presto !!! Mo so cazzi vostra !!!

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  4. A me non sembravano 4 gattini, molto meglio fare gli invisibili giustizieri da tastiera..... Ridicoli...

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  5. Negli ultimi 40anni, a Fabriano, sono tanti quelli che sono andati contro il Potere Costituito.
    Il CSA lo facon tecniche dei nostri tempi, + appariscenti.

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    1. "sono tanti quelli che sono andati contro il Potere Costituito" non se ne è accorto nessuno...

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    2. ..ecco ...sono arrivati i Berlusconi della Sinistra...unti dal Signore ...prima di loro il nulla!

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  6. Miura...poteva andare peggio, solo se il comunicato l'avesse firmato Aristide Jr.
    ___________
    G.R.

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  7. Non vedo quali difetti abbiano le 3A+MPM, di differente rispetto agli altri fabrianesi...
    qualcuno me lo dica!
    sono decenti persone(punto)

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    1. Non si trattano di difetti che c'entra. Ma il fatto è che per loro sfortuna sono sotto una cattiva stella. Quella di essere la famiglia di riferimento del territorio. E qualche vantaggio lo hai e forse anche qualche peso in più se te lo senti.

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  8. Risarcimento del danno sociale, requisizione dei capannoni e dei macchinari, cooperative di operai e impiegati e commerciali per continuare la produzione, sviluppo di nuovi prodotti con l'università, la storia siamo noi non chi ha succiato il sangue e generato profitti dal lavoro dei metal/mezzadri, è ora di riappropriarsi delle nostre forze del nostro sudore, che sia rivolta perché sarà rivolta!

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    1. intanto i capannoni sin qui se li sono ricomprati loro sotto mentite spoglie... poi per fare impresa ci vogliono i soldi e tanti. Quanto alle rivolte sino ad ora ho visto migliaia di operai a braccia conserte e la cassa integrazione in tasca. Bel modo di fare la rivoluzione!

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    2. ...sogna ...sogna...

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  9. basta solo che la cassa integrazione non ci sarà più, credete che manchi tanto?

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    1. no, manca davvero poco...
      _____________
      G.R.

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