5 luglio 2013

Synergo su Tecnowind rimanda ed è un po' vivere e un po' morire



Rimandare è un po' morire, ma forse ci sono anche casi in cui, andreottianamente, un problema rimandato è mezzo risolto. E' quel che è successo oggi, in occasione dell'assemblea dei soci della Tecnowind, che deciso di non decidere e di rimandare ogni decisione sul futuro a martedì prossimo. Di fatto, ogni giorno che passa serve soltanto ad aggravare le condizioni dell'azienda ma di certo oggi l'assemblea dei soci aveva la possibilità concreta di mettere in liquidazione la società dichiarandone il fallimento. Questo non è avvenuto e, considerata la posizione sempre più distaccata del Fondo proprietario, si potrebbe vedere nel posticipo di decisione un segnale anche solo minimamente incoraggiante. Rimandare a martedì può quindi essere una sorta di indecisione bivalente: un po' vivere e un po' morire. Le possibili spiegazioni sono soltanto due: ottimisticamente parlando potrebbe trattarsi di una pausa tecnica, di un time out necessario per formalizzare alcuni dettagli, limare condizioni e procedure di cessione dell'azienda al nuovo acquirente e definire le modalità di richiesta del concordato preventivo con prosecuzione dell'attività; se invece si vuole vedere il bicchiere mezzo vuoto, il rimandare a martedì potrebbe non essere altro che la rappresentazione plastica di uno stato di incertezza che riguarda il Fondo Synergo che, da quel che si mormora e si vocifera, non avrebbe ancora chiarito quali siano le sue reali intenzioni rispetto al se e al come procedere alla cessione della Tecnowind. Non è quindi facile decodificare quanto sia realmente accaduto nell'assemblea dei soci, ovvero se siamo di fronte a un semplice aggiornamento tecnico o a un posticipo che nasconde un dubbio amletico del Fondo sul "che fare". In questo quadro emerge, per ora, soltanto un elemento positivo e cioè la volontà dei lavoratori di protestare e produrre, di organizzare un presidio per fare pressione sui decisori e, nel contempo, mantenere in funzione le linee di produzione. Siamo quindi ancora in un contesto interlocutorio, che lascia aperti spiragli ma che propone anche elementi di fondata preoccupazione. Se martedì si dovesse profilare e formalizzare un accordo di cessione dell'azienda e di richiesta di accesso al concordato preventivo in bianco, ciò vorrà dire che sarà garantita la continuità aziendale, anche alla luce di una visione del concordato preventivo inteso dal legislatore come strumento di tutela dell’interesse pubblico della  produzione e dell’economia, e di salvaguardia del lavoro praticata attraverso il mantenimento dell'operatività d'impresa. Ma in questo quadro è bene che i lavoratori e i cittadini siano anche consapevoli di almeno due questioni fondamentali: la prima è che l'acquirente dovrà generare una redditività sufficiente ad abbattere il debito e dovrà farlo in tempi brevi. Ciò significherà interventi dolorosi sui livelli occupazionali e sulla produzione italiana, a probabile vantaggio dello stabilimento cinese e di quello rumeno, e un riposizionamento di mercato legato alla ricerca di un maggiore utile industriale, ossia un inasprimento della concorrenza con gli altri produttori fabrianesi ad oggi diversamente posizionati rispetto a Tecnowind. E quando il mercato vive una fase di contrazione e di negatività la lotta per la difesa e per l'acquisizione delle quote di mercato diventa una vera e propria guerra ad elevata intensità. Insomma, rimettersi in sella mixando ricapitalizzazione e congelamento dei debiti può sembrare una buona prassi e una scelta lungimirante, ma occorre anche tenere conto che ogni azione genera una reazione perchè i settori produttivi sono sistemi dove ogni parte condiziona e incide sull'altra. E la reazione dei concorrenti, che possono interpretare il concordato come una sorta di concorrenza sleale, potrebbe essere quella di spingere su banche e fornitori per strappare condizioni commerciali e di accesso alle forniture per certi versi "concordatarie". Il rischio è la cannibalizzazione tra produttori sul territorio. E notoriamente tra molti litiganti qualcun altro gode.
    

9 commenti:

  1. e noi fornitori che subiamo sempre..... prima il concordato che ci crea una perdita se va bene del 70 % sui crediti verso Tecnowind poi la delocalizzazione che ci toglie la possibilità di recuperare anche in parte i soldi persi.... bell'Italia

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    1. Se non viene risolto il problema ricapitalizzazione e rilancio, i più penalizzati non saranno solo i dipendenti ma soprattutto i fornitori, centinaia di società, piccole e medie industrie che si vedranno negare non solo il costo delle materie prime ma anche del costo del lavoro. Al guadagno si può anche rinunciare, al margine di contribuzione un po' meno, ma non si può rinunciare al costo primo.
      Meno del 65% è un furto e una frode ai danni di centinai di pmi e dei loro dipendenti.
      Maurizio Corte

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  2. Il danno e la beffa...hai perfettamente ragione

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  3. Se i fornitori si mettessero insieme....

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    1. se se mettono insieme che fanno? resta sempre un territorio con altissimo costo della manodopera e tassazione altissima, quà si può fare solo produzione di elit ad alta tecnologia!
      Scordatevela la produzione di massa che dava lavoro a un sacco di gente, non è sostenibile

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    2. Hai ragione ma il mettersi insieme vuol dire molte cose. Il problema che la piccola media impresa non ha le risorse da investire in commerciale e marketing e magari su questo se si unissero più imprese potrebbero suddividersi i costi e ampliare sia il parco clienti che la produzione. Anche se difficile bisogna tentare. Le banche remano contro, la tassazione è altissima è vero ma pur qualche rimedio bisognerà inventarlo. Conosco molte bellissime picole medie imprese con idee e capacità di produzione ma purtroppo con scarsità di risorse ed è veramente un peccato. Considerando che questa industria ha sorretto l'Italia.

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  4. SIMONE' MA METTEMOCE UN POì DE FIGA DA STO BLOG, CHE DA UN MESE A STA PARTE SEMBRA DE LEGGE IL BOLLETTINO DE GUERA DALLA CAMPAGNA RUSSA !!!

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    1. Sulle questioni di "figa" Simonetti non è un esperto. Per questo settore basta il maestro Silvio.

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  5. BASTAVA CHIDE.............
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