16 luglio 2013

La politica che prova a battere un colpo sul tavolo Indesit



La più importante vertenza operaia del dopoguerra italiano fu quella alla Fiat nel 1980, quando l'azienda annunciò quasi 14.500 licenziamenti. I cancelli delle fabbriche furono picchettati, in forme a volte anche violente, per più di trenta giorni e rimase nella storia il comizio di Enrico Berlinguer a Mirafiori che promise l'appoggio del partito comunista in caso di occupazione della fabbrica. Alla fine, anche a causa della celebre marcia dei 40.000, la vertenza si risolse in una Waterloo per la classe operaia italiana che, chi vuole, può rileggere e approfondire attraverso un bellissimo libro di Marco Revelli che potrete trovare e scaricare cliccando su questo link (Lavorare in Fiat). L'elemento che induce a riflettere è che neanche la netta presa di posizione di un partito potentissimo e organizzato come  il Pci - che dettava la linea a una CGIL non ancora sedotta dagli agi e dalle tentazioni della modernità - fu sufficiente a spostare l'asse di una trattativa tragicamente incagliata, che si concluse con una resa senza condizioni e con la vittoria del pugno di ferro romitiano. Ho pensato a questo gigantesco precedente storico scorrendo, stamattina, gli articoli dei giornali locali. E' in atto, infatti, una vera e propria politicizzazione della questione Indesit che difficilmente potrà spostare gli equilibri di una vertenza che sembra sempre più sterilizzata dalle posizioni inconciliabili delle parti. Ieri, tanto per dire, i dirigenti delle federazioni metalmeccaniche della Triplice hanno incontrato, a Senigallia, il capogruppo del Pd alla Camera Speranza, che ha rimarcato la necessità di convincere il Governo a fare pressione sul management dell'azienda. In pratica un incontro inutile e vano se è vero che il capogruppo del partito democratico - che non dimentichiamolo è il principale azionista del governo Letta - al massimo può spingersi a una dichiarazione d'intenti, affermando che occorre lavorare per convincere il Governo. Addirittura! Così come non sembra esattamente decisivo il vagheggiato comizio fabrianese di Beppe Grillo che, sicuramente riuscirebbe a infiammare le maestranze ma che, di fatto, non sposterebbe di una virgola gli equilibri negoziali e il gigantesco blocco negoziale che si è determinato attorno alla questione esuberi. Ovviamente nessuno contesta o mette in discussione la necessità di tessere alleanze e di allargare gli spazi di condivisione e di solidarietà, perché sappiamo bene che quando i lavoratori sono isolati - rispetto alle comunità, ai corpi intermedi e alle istituzioni - non si profila mai nulla di buono all'orizzonte. Ma è altrettanto vero che quando comincia a farsi sentire la lunga mano della politica aumentano a dismisura pure i rischi di velleitarismo e di strumentalizzazione e quindi la possibilità che l'incaglio si tramuti in un naufragio. Berlinguer non fu in grado di imprimere una svolta alla vertenza Fiat nonostante la forza del suo partito e la sua personale credibilità. E c'è qualche visionario capace di immaginare oggi, a Fabriano o al tavolo nazionale che si riunisce a Roma per il secondo round, la parola di un politico che possa risultare minimamente pesante o incisiva? Se c'è batta un colpo ma senza martellarsi le dita.
    

5 commenti:

  1. Ma quale politica che non esiste più !!! Figurarsi poi se c'è un politico che possa essere paragonato a Berlinguer. Tutta fuffa, si puliscono la coscienza per poi un giorno dire che c'erano e che l'avevano detto. Così come al solito tutti assolti e tutti vergini.

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  2. Dal Ministero arrivano voci assai emblematiche circa i presenti e assenti al tavolo su Indesit

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  3. Non c'è Zanonato, non c'è Milani.... http://denaro.it/blog/2013/07/16/governo-vertenza-indesit-iniziato-il-confronto/

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  4. (ANSA) - ANCONA, 16 LUG - Venerdì 19 luglio ci sarà un nuovo incontro sul futuro di Indesit Company tra l'azienda, il Governo e istituzioni locali per vedere quali contributi concreti ci possono essere per modificare il percorso intrapreso dall'azienda. E' quanto si apprende da fonti sindacali al termine dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico.

    L'azienda sarebbe disponibile "a modifiche anche sostanziali sulla base di questi contributi di Regioni e Governo".

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  5. Dalla istituzione delle Regioni la spesa pubblica è aumentata del 500% La spropositata pressione fiscale sul lavoro, il costo enorme dell'energia, la burocrazia mostruosa, la lentezza della giustizia, le strade che mancano . . . . la politica non deve trattare, per quello ci sono (e avanzano) i Sindacati. La politica deve cambiare le condizioni. Oggi in Italia, se le condizioni non cambiano, il manifatturiero è spacciato. Considerato che le tasse ci hanno già mandato in "stallo" e le entrate tributarie non tengono più l'unica cosa per sopravvivere e chiudere tutte le regioni, vero cancro della spesa pubblica.

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