17 giugno 2013

Il coniglio bianco nel cilindro sindacale



Ha ragione Vincenzo Gentilucci, segretario provinciale dei metalmeccanici della UIL, quando afferma che non si può considerare in crisi un'azienda come la Indesit che fa utili ed ha, tuttora, margini operativi e redditività degli investimenti di tutto rispetto. Ed è nel giusto, di conseguenza, quando sostiene che il Piano di salvaguardia e ristrutturazione non è un'operazione per uscire dal guado o da un contesto di difficoltà ma una scorciatoia per moltiplicare le performance, scrollandosi di dosso quel sistema di laccio e lacciuoli che altri, democraticamente più ispirati, chiamano responsabilità sociale dell'impresa. Ma come spesso accade questa tipologia di considerazioni non è altro che una Polaroid della realtà, una rappresentazione fotografica della situazione, un resoconto descrittivo di accadimenti senza pretese di modifica dello scenario. Il Piano di salvaguardia e razionalizzazione della Indesit, non a caso, continua a rimanere ben saldo nelle sue linee e nei suoi fondamenti strutturali. Innanzitutto perché  non c'è nessuno strumento giuridico che possa impedire a Indesit Company di trasferire altrove le proprie produzioni. Così come non c'è nessuna possibilità di intervento governativo finalizzato all'interruzione del processo di delocalizzazione, perché qualsiasi provvedimento, orientato in tal senso, cadrebbe sotto la scure dei richiami e delle sanzioni dell'Unione Europea. Inoltre chi afferma che Indesit, prima di andarsene in Polonia e Turchia, dovrebbe restituire fino all'ultimo centesimo avuto dallo Stato dice una cosa bella e giusta ma totalmente impraticabile perché, anche in questo caso, non esiste alcuno strumento giuridico su cui far leva per rendere la delocalizzazione abbastanza onerosa non risultare troppo conveniente. Di fronte a questo "sistema impotente" ci sono poche strade da percorrere e questo deve essere chiaro ai lavoratori coinvolti e all'insieme della comunità fabrianese. Le linee di azione che si profilano sono sostanzialmente tre:
  • La linea del Rimpasto. Il sindacato cerca di concertare con l'azienda un rimescolamento di carte nell'ambito del Piano, senza modifica dei saldi finali. Obiettivo: prendere tempo, dilazionare la tempistica delle chiusure nella speranza che in un paio d'anni si possa modificare, in positivo, la situazione del mercato. E' una linea  fondata sull'idea che un problema rimandato è mezzo risolto e su un non detto: dilazionare potrebbe inceppare il Piano nella sua valenza di condizione di vendita a un player internazionale.
  • La linea degli Ammortizzatori. Il sindacato sposa la linea di una resa condizionata: accetta le linee del Piano e la conseguente perdita di posti di lavoro, operando sugli ammortizzatori sociali e sulle uscite volontarie. Un approccio crepuscolare, di fine corsa contrattata.
  • La linea Pomigliano. Si definisce un quadro di condizioni di lavoro, inquadramento professionale e produttività e di impegno bilaterale che possa rendere competitivo il prosieguo di una produzione italiana da parte della Indesit.
Sono linee che hanno una caratteristica comune: sono tutte e tre difensive e legate al concetto della riduzione del danno. Le prime due trattano sulle modalità di uscita degli esuberi dalla produzione. La terza è legata al salvataggio del lavoro. Di diverso e di meglio per ora non si profila. Sapremo presto, dalla viva voce di Susanna Camusso, se, per caso, c'è un coniglio bianco nel cilindro del sindacato.
    

10 commenti:

  1. Il fatto è che le operazioni fatte negli ultimi anni dalla Indesit lasciavano presupporre il destino finale. Sia all'interno che all'esterno dell'azienda molti immaginavano che prima o poi sarebbe accaduto il peggio, ed ora credo che in effetti spazio per una trattativa non ci sia proprio. Sopratutto dovuto al fatto che le mosse da poter fare come dici tu sono per limitare i danni.

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  2. Scusate, ma l'abbiamo già visto con l'AMerloni, cosa succede quando una ditta perde competitività. Non si possono aspettare 2o3 bilanci in negativo, per fare le delocalizzazioni altri hanno fatto da anni.

    Bisogna ridare competitività al più grande datore di lavoro italiano: il comparto industriale.
    Come fare? A Fabriano abbiamo visto operai farsi il cxxo per decenni, mentre altri(statali, politici e sindacati) vivere alle lore spalle.... si può continuare così?




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    1. La perdita di competitività è data da una mala gestione, poi se vogliamo parlare del costo del lavoro che oggi utilizzano come porta bandiera di tutti i mali diciamo che ad essere equi corrisponde al 50% di verità. E qui i discorsi da fare sarebbero molti. Ma non riguardano solo la grande impresa, riguarda la classe politica i sindacati e il malcostume tipico Italiano.

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  3. questo sarebbe il momento di iniziare finalmente a guardare oltre il proprio orticello...e invece guerra e invidie tra poveri...
    senza gli aiuti statali il padrò ci aveva lasciati col culo per terra già da un bel pezzo, mentre ora le pensioni (perché ultimamente c'è anche chi se la prende coi pensionati) sono la forma più diffusa in italia di ammortizzatori sociali, visto che chi perde il lavoro (dopo una vita a dar retta a chi gli diceva di consumare e indebitarsi sempre più) spesso è costretto a farsi aiutare dai genitori pensionati...non è una cosa di cui vergognarsi, è la cruda realtà!
    belle le ricette per far ripartire il comparto industriale, peccato che in altri continenti il lavoro costa enormemente meno, hanno comunque a disposizione tecnologie avanzate oltre a popolazioni talmente numerose da generare mercati che da noi ce li sognavamo pure quando le cose andavano bene...solo l'india fa un miliardo di persone (più di UE e USA messe insieme), date poco, anche un euro o un dollaro a ciascuna di queste persone...aggiungiamo pure che da diversi anni hanno tolto i dazi doganali al confine con la cina (altri 1,5 miliardi di persone)...di cosa stiamo parlando?
    ah si, di far ripartire il comparto industriale...ahah bella, e come? detassando? e poi il debito come lo paghiamo? ah, un debito che tende all'infinito grazie al meccanismo che ci lega all'euro (moneta fortissima) senza poterlo produrre e quindi costringendo lo stato a indebitarsi con le banche private a tassi di interesse da strozzini...andatelo a dire alla troika che non vogliamo pagare le tasse, si la troika (BCE+UE+FMI), quella che in grecia sta causando una guerra civile e a cipro ha sperimentato il prelievo forzoso, proprio quelli là!
    si forse ci potevano anche essere ricette per tutelare meglio il comparto industriale, tutte decisioni che andavano prese 10-20 anni fa, adesso è troppo tardi, mettetevelo bene in testa...negli ultimi 10-20 anni abbiamo pensato al premier che andava a minorenni mentre i meno peggio facevano le scalate alle banche...ma chi li ha votati a tutti questi? io no...non so voi...
    la fortuna che ancora avrebbe l'italia sono le sue potenzialità turistiche, non è un discorso campato in aria, è il discorso più pragmatico che si può fare ora...invece stamo ancora pensando alle lavatrici...ma sticazzi le lavatrici, in quel settore l'unica cosa fattibile attualmente è cercare di tutelare il più possibile le persone che perdono il lavoro, la ripresa in tempi brevi è una favola, sovrastruttura!
    circa un mese e mezzo fa un miliardario indiano ha affittato il centro di firenze per una settimana per il matrimonio della figlia (quanto sarà costato?), il ministro dell'economia degli emirati arabi si sta facendo i giri perlustrativi delle marche,tra un concorso ippico e qualche cena di gala è arrivato pure a frasassi no? e noi stiamo ancora sperando di fare qualche lavatrice e ci stiamo chiedendo se il giano vada riaperto o no?
    sarebbe bello se si cominciasse a guardare oltre il proprio orticello, ma qua ancora non riusciamo a guardare ad un palmo dal naso...e sticazzi le lavatrici!!!

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  4. Sono d'accordo su molte delle cose che dici, sul fatto che per 10/20 anni si è perso tempo, sul fatto che i paesi emergenti non hanno i nostri problemi del tasso di crescita della popolazione e che il turismo è una fonte di buona ricchezza. Ma non dimenticherei che in quanto a invettiva, creatività e gusto gli Italiani possono dire la loro ancora. Basterebbe che la finissimo con il tutelare lobby che ostacolano di fatto il libero mercato e lo sviluppo per una reale concorrenzialità. Ma questo oggi è reso vano anche dal sistema bancario. Certo è che se pensiamo di essere concorrenziali su prodotti poveri e cioè a basso contenuto tecnologico continuiamo a buttar via tempo e denaro. Si arriverà solo a sfruttare una nuova forma di schiavitù cercando paesi sempre al più basso reddito procapite.

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    1. e io concordo con te sull'inventiva italica...esistono ancora diverse eccellenze, ma attenzione, l'inventiva non è una cosa determinata geneticamente, sia chiaro!
      bisogna investire e lavorarci sopra, e qui rientra in gioco il "cosa abbiamo fatto negli ultimi 20 anni?": tagli alle scuole e alla ricerca...non proprio le ricette migliori per la nostra inventiva!
      per quel che riguarda i mercati realmente concorrenziali, be' hai toccato un bel tasto...la concorrenza perfetta è una bella trovata pubblicitaria che esiste solo nei manuali di economia, la realtà dice che tutti i mercati mondiali sono monopolistici o oligopolistici, altro che libero mercato!
      le balle sul libero mercato che si autoregola etc. le dicono in tv ma quella è propaganda politica...ma stiamo sfociando in un discorso mooolto più grande di noi e di questo blog...

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    2. Yesssssssss

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  5. proviamo a leggere un codice civile e un codice penale davvero non esiste nessuna norma a cui fare riferimento?

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  6. in questi giorni operai e istituzioni come in una seduta spiritica invocano Aristide Merloni e le sue parole e altri ricordano Abramo Galassi, vi dico che è triste e ben poca cosa ricordare i morti guardando al futuro si vive nel sarebbe stato o nell' avrebbe fatto, invece di incazzarsi ci si compiange incoscientemente, quasi come se il sole che sorgerà domani non illuminasse i nostri visi, ho visto i gerachi politici spersonalizzarsi del proprio orgoglio per il bene della tranquillità sociale ancora chini alle tanto agoniate elargizioni benevole dei rampolli della dinastia. Questa volta non c'é da aspettarsi nulla nemeno una decennale cassa integrazione, come manna dal cielo. Sconfitti senza nemmeno aver combattuto.

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  7. Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
    E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire. (cit.)

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