10 giugno 2013

Un asso nella manica: il Tavolo del Bianco

"Tavolo" è diventata una parola magica del conflitto sociale, la faccia istituzionale della protesta, il precipitato negoziale dei blocchi stradali, dei picchetti, dell’occupazione del Call Center e del magazzino ricambi a Ca’Maiano. “Mettere intorno a un tavolo” è un desiderio di soluzioni sempre più esteso e trasversale; “istituire un tavolo” un coniglio fantasioso che sbuca dal cilindro, l'asso nella manica di giocatori incalliti ma non bari. Eppure temo che non sarà un dio, ma solo un tavolo, a salvare Fabriano e a salvare i lavoratori della Indesit. Il tavolo da istituire non è quello aziendale ma un desco di settore in cui si facciano pulci presenti e prospettiche in merito alla produzione degli elettrodomestici e alla situazione delle industrie che se ne fanno carico. Al tavolo spetterebbe, dunque, un compito oneroso: discutere degli scenari di crisi di un settore che, nel nostro Paese, occupa circa 130.000 lavoratori e ha visto  i volumi di produzione passare da 30 milioni di pezzi nel 2002 a 14 milioni nel 2012. Siamo quindi di fronte a un terrificante smottamento di sistema che va affrontato, che riguarda un comparto strategico per il Made in Italy e chiama in causa la sopravvivenza di quello stock minimo di industria italiana che serve a non precipitare direttamente nel gorgo di un deafult nazionale. Ma avviare una riflessione di settore soddisfa anche un’altra funzione: rafforzare la tattica sindacale, perché al tavolo di settore spetta discutere e proporre anche la politica degli incentivi alla rottamazione e all'acquisto di elettrodomestici a basso consumo energetico. E anche i meno navigati sanno che quando l'analisi dei problemi di settore incrocia il possibile sbocco di un sostegno pubblico sono molte le decisioni strategiche e irreversibili di delocalizzazione che magicamente entrano in stand by e mettono tra parentesi quell'urgenza che sembrava caratterizzarle, in attesa di una decisione che possa delineare margini di accesso a finanziamenti in grado di rilanciare potenzialità di fatturato su mercati inerti come quello italiano. E’ quindi essenziale costruire, palmo a palmo, una visione poliedrica della lotta sociale, combinando azioni sindacali classiche ed eclatanti (una al giorno lascia Indesit qua intorno) - come l’occupazione notturna del call center -, ricorrendo alla centralizzazione della contrattazione a livello di federazioni nazionali dei metalmeccanici, rifiutando la scorciatoia anemica e ricattatoria degli "ammortizzatori sociali subito" e animando un'azione di lobbing  virtuosa su Governo e istituzioni per l'apertura di un tavolo di settore, che abbia, appunto, finalità di riflessione strategica e di imbrigliamento dei cavalli che Indesit Company sta provando a lanciare nelle pianure polacche. Perchè non c'è guerra di posizione vincente che non abbia bisogno di cinismo, di tattica e quando serve di cavalli di Troia.
    

7 commenti:

  1. http://www.beverfood.com/partnership-illycaffe-indesit-company-mercato-caffe-capsule-linea-macchine-caffe-espresso-hotpoint-for-illy/

    l'assemblaggio dove lo fanno?

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  2. Viene fatta in Cina Conte terzi che non costs un cavolo

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  3. Il sostegno pubblico ci vuole ma non credo consista nella solita politica degli incemtivi e delle rottamazioni, quello è assistenzialismo così come lo è la cig, e ovviamente i problemi si ripresentano una volta esauriti i fondi. Il sostegno pubblico deve essere un nuovo corso a cui la politica NAZIONALEdeve dare avvio, in primis detassando il lavoro e poi con tutti quegli interventi che tutti chiedono da anni senza che a roma freghi una beata mazza a nessuno, guerra totale alla corruzione, cura dukan per la burocrazia, sgravi per chi investe in ricerca e sviluppo, insomma se le imprese non recuperano la competitività e possono farlo solo se la politica nazionale se ne fa carico, qua è finita per tutti.

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  4. Detassare il lavoro e disintegrare la burocrazia Italiana sono le uniche vie d'uscita

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  5. La commessa per l'Illy dovrebbe essee prodotta in Polonia, se ricordo bene.
    Il problema è che mentre la Polonia offre
    "Special Economic Zones offer extraordinary incentives"
    (anche chi non conosce l'inglese capisce il succo...) - Ernst & Young
    www.ey.com › Home › Industries › Automotive‎
    Traduci questa pagina
    Special Economic Zones offer extraordinary incentives for FDI. The Polish Government has defined 17 Special Economic Zones (SEZ) outside the fast-growing ....

    l'Italia cosa offre???
    Burocrazia, sputi in faccia agl'imprenditori e simili...

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  6. L'Italia offre orde di votanti a capo chino.

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