7 giugno 2013

Vertenza Indesit: le prossime mosse


Truppe Karl Partita a scacchi con la morte

Ieri il Governatore Spacca ha incontrato il Presidente e Amministratore Delegato di Indesit Company Milani. Un faccia a faccia che, come prevedibile, non ha modificato il punto di vista dell’azienda che - dopo una sparata come quella dell'altro ieri non può indietreggiare repentinamente dalle sue posizioni nel giro di poche ore, sia per motivi di credibilità decisionale che di tenuta del titolo sui mercati azionari. Spacca ha chiesto al top manager del gruppo di modificare un Piano ritenuto socialmente inaccettabile per il territorio e al Ministro delle Attività Produttive di istituire un tavolo nazionale di confronto sulla vicenda Indesit. Da questo punto di vista è bene che i lavoratori e i cittadini fabrianesi abbiano chiaro un punto e cioè che l’istituzione di un tavolo nazionale non prefigura l’individuazione di una soluzione nè, tanto meno, il raggiungimento di un accordo, per la semplice ragione che non è nei poteri del Ministro imporre protocolli e accordi alle parti sociali. Un tavolo nazionale serve, al massimo, a intensificare la pressione sulle parti sociali e a delineare un contesto in cui la massa critica rappresentata dal Governo può indurre azienda e sindacati a più miti consigli, in nome di un interesse generale e nazionale. Ma nulla di più di questo. Così come sarebbe fuorviante immaginare e supporre provvedimenti di incentivo a sostegno della sola Indesit che configurerebbero aiuti di Stato non consentiti dall’Unione Europea e dalle norme comuniatrie in materia di concorrenza. E’ quindi fondamentale comprendere, realisticamente, che tutto si gioca in sede di contrattazione tra azienda e sindacati. Sicuramente le modalità di annuncio e i contenuti del Piano Indesit fanno sorgere seri dubbi circa la volontà del gruppo di mantenersi in un quadro di relazioni industriali concertative e partecipative. Ma va anche detto che non siamo di fronte a un processo di ristrutturazione legato al bisogno di rispondere a una difficoltà congiunturale e transitoria, ma a un nuovo indirizzo strategico fondato sulla pressoché integrale delocalizzazione delle produzioni Indesit. E la congiuntura, notoriamente, rende più semplici gli accordi mentre le svolte strategiche lasciano sul campo morti e feriti. Occorre quindi partire dal quadro negoziale che si sta delineando che, ad oggi, è un quadro di massimo conflitto dato che le parti risultano lontane sia a livello di contenuti che in termini di qualità delle relazioni. Se la scena non cambia rapidamente, anche attraverso azioni unilaterali di dialogo, si va a un muro contro muro in cui a rompersi le ossa saranno i lavoratori e le organizzazioni sindacali. Non a caso nella teoria della negoziazione si fa ricorso a un acronimo: B.A.T.N.A. (Best Alternative to a Negotiated Agreement). Concretamente significa che i lavoratori devono essere consapevoli di quali alternative risultino praticabili nel caso in cui non si giunga a un accordo con l’azienda. La risposta è molto semplice: l'alternativa a un accordo non c'è. I lavoratori perderebbero tutto mentre si limiterebbe ad applicare tutto quel che ha deciso. Questo significa che per i sindacati è fondamentale individuare lo spazio per un accordo perchè agiscono in difetto di potere contrattuale. La situazione somiglia, per certi versi, a quel che accadde quando la FIAT decise di lasciare Pomigliano e trasferire le produzioni in Serbia. Lo spazio di negoziazione sindacale è ridotto ai minimi termini perché nessuno, ad oggi, può impedire a un’azienda di mollare tutto e andarsene. Il sindacalismo più consapevole, in quel frangente, comprese che la sfida negoziale poteva anche essere incentrata su un’anomalia contrattuale, ossia andando in direzione di una compressione di diritti e di opportunità in cambio di più lavoro e più produttività, anche perché senza lavoro non si campa e non si esercitano diritti. Milani, dopo l’incontro con Spacca, ha di nuovo messo l’accento sul calo del mercato e sul bisogno di competitività perchè è quello il terreno su cui la posizione dell'azienda risulta più forte e comprensibile. Ed è su questo che il sindacato deve sfidare Indesit: attraverso l’innovazione contrattuale e senza far credere ai lavoratori che sono meglio tre anni di cassa integrazione a zero ore che un accordo che garantisca il lavoro in cambio di qualche concessione, di qualche diritto in meno e di più produttività. Ma temo che alla fine l’azienda farà quel che vuole e l’assistenzialismo la trionferà
    

26 commenti:

  1. pur comprendendo la tua opinione l'accordo di pomigliano rimane, per me, la testad'ariete perprenderlo in quel posto in qualsiasi zona del suolo italico.. sperduti borghi metalmezzadri appenninici compresi

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  2. Caro amico meglio in Turchia e Polonia? Ormai l'abbiamo presa in quel posto. Meglio non muoversi troppo

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  3. In che senso meglio non muoversi troppo? questa dismissione Indesit a favore dei siti produttivi di Turchia e Polonia sarà l'apocalisse per Fabriano, seguirà poi la Thermo con la delocalizzazione. Finito questo processo la popolazione arriverà a 10.000 15.000 unità. Ora ci sarà da vedere nella realtà quanti saranno i morti e quanti gli emigranti.

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    1. nel senso che è necessario contare morti e feriti e fare in modo che siano il meno possibile. Il potere contrattuale dei lavoratori è al minimo. A meno che un intero territorio si schieri attorno alla indesit. ma leggere "speriamo non tocchi a me" non promette bene

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    2. Io è un pò che dico che toccava levasse dai coglioni, ma tanti hanno preferito staccare farsi 8 ore di lavoro, stare a casa di mamma/papà fino oltre i 35 anni e fare le vasche al corso.Mo so cazzi loro.

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    3. allora siete sordi o stupidi non è "cazzi loro" è cazzi di tutti! allora non vi è chiaro e poi ci credo che a torino non ha potuto fare un cazzo il vecchio ed ha preferito venire qua....soggiogati e presi per il culo per generazioni, ricordatevi dalla terra vi hanno alzato e nella terra vi rimanderanno! Il problema è che il mercato estero tira forte in america in uk in turchia, gli investimenti la indesit li farà e importanti e assumerà migliaia di persone all'estero, e qui a Fabriano chiedono la cassa integrazione come se fossero in crisi.....doppiamente coglioni ed adesso si conniventi. Quello che si avrà sarà la dismissione totale completa delle fabbriche nemmeno se ci dormirete in fabbrica e vi incatenerete ai macchinari loro si fermeranno i mercati ed il commercio sono più importanti delle nostre vite! Miura invece di parlare di potere contrattuale perché non affronti invece il problema della costituzione di aziende da parte degli operai inoltre quello che ha detto Serenella Fuksia ha una portata immensa nello scenario internazionale in riferimento alle delocalizzazioni selvagge. La comunità ha l'obbligo di stringersi intorno agli operai la nostra comunità è fatta da OPERAI qui non siamo pittori, liutai, scultori, insegnanti, avvocati, commercialisti, chirurghi, aristocratici proprietari terrieri di piantagioni di cotone, siamo OPERAI la massa della popolazione sono OPERAI. Fabriano è una città di OPERAI!

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    4. Il problema della costituzione di aziende da parte degli operai è che le forme di autogestione non funzionano. C'è già stato in materia il lungo esperimento economico della Jugoslavia di Tito e abbiamo visto come è andata a finire. Inoltre c'è un problema e cioè chi fornisce a queste imprese il capitale di funzionamento. Si prega di non tirare fuori la cooperazione che nasce sempre con buone intenzioni e finisce con il far fare i cazzi propri a pochi

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    5. "quello che ha detto Serenella Fuksia ha una portata immensa nello scenario internazionale in riferimento alle delocalizzazioni selvagge". Levateje il vino all'anonimo delle 14,41...
      ancora protagonismi, soluzioni fantasiose rispetto a una legge semplice semplice: il capitale va dove c'è il lavoro a basso costo

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    6. Gian Pietro, mi permetto di segnalare un caso dove la gestione dell'azienda da parte dei dipendenti ha funzionato.
      http://www.lapresse.it/mondo/sud-america/argentina-la-fabbrica-recuperata-zanon-e-diventata-dei-lavoratori-1.261233

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    7. E ALLORA ASPETTATE IN SILENZIO CHE VI TOLGANO TUTTO ANCHE LA VOGLIA DI VIVERE!

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  4. se la voce (inattendibile) che ho sentito fosse vera, ce la "caveremmo" con uno "sconto" sul totale delle teste mozzate; a quanto pare, i numeri potrebbero calare di un paio di cento unità...in pratica, un "trionfo" sindacale!

    sono d'accordo sul rinunciare a qualcosa per mantenere il lavoro, ma temo che non sia nelle corde dell'AD
    un altro giro di cig, sarebbe la morfina al malato terminale...e spero di cuore non diventi realtà.
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    G.R.

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    1. E' quanto avevo già previsto due giorni fa: "Tutto ciò, a mio avviso, riguardano decisioni già prese, delocalizzazioni già avviate. Si potrà trattare sul numero di coloro che perderanno il posto di lavoro, anzichè 1425 magari diranno 1400 ma la sostanza non cambia: altra macelleria sociale".

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  5. Probabile, si spara alto per ottenere il numero che si vuole. Comunque mi domando che cosa li pagano a fare questi mega manager se poi la loro unica strategia è licenziare e delocalizzare ? Occorrono scienziati per farlo ?

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    1. Perchè si prendono responsabilità che erre moscia non si prende.

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    2. ma di erre moscia è l'idea

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  6. Ieri sera al TG hanno detto che sono già partite le lettere di licenziamento a oltre 25 dirigenti. La scadenza è 30 giugno. Gli interessati hanno età media di 42 anni e costavano all'azienda, in media, circa 150 mila euro l'anno.

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    1. il dirigente, guadagna parecchio anche perchè può essere preso velocemente a calci nel sedere...altrimenti, per dirigere e basta, poteva essere "sufficiente" triplicare uno stipendio impiegatizio

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  7. Il licenziamento dei dirigenti è il meno problematico dal punto di vista contrattuale e del diritto del lavoro. La partita è ovviamente sul resto.

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  8. Domani tutti alla manifestazione di casa pound !

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    1. casa pound ricorda orrori mai taciuti perché farla a Fabriano potevate farla ad Ascoli o a Vicenza vi dico solo FUORI I NAZIFASCISTI DA FABRIANO!

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  9. concordo! si è sparato alto per poi nelle contrattazioni poter silurare la gente che effettivamente è in più

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    1. ovviamente, questo non rende meno grave la situazione...anzi, fa capire che in realtà il sindacato è davvero messo all'angolo.
      ____________
      G.R.

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    2. Io lavoro all'estero... vi dico che se non abbassiamo velocemente le tasse sul lavoro, sarà un lago di sangue, in tutta Italia! Ormai fare la produzione qua é da cuori impavidi

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  10. Il Generale Inverno08 giugno, 2013

    A Fabriano, il metalmezzadro non è avvezzo alla proposta, figurarsi alla protesta. Quella vera. Il perchè è presto detto, e riguerda la simbiosi perfetta del dipendente operaio/impiegato con la classe politica nata nella città delle lavatrici. Entrambi i gruppi omogenei sono stati sistemati e cresciuti a colpi di cooptazione, raccomandazione, voto di scambio e mai di ricambio. Quindi non scorrerà nessun sangue, forse qualche finta lacrima o finto piagnisteo. Intanto il governatore si esercita dopo anni di pasti, nei rimpasti di giunta. Anche nelle Marche si sentiva la necessità di una vetrina per un'igienista dentale.

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    1. Il problema é nazionale e non locale, il lavoro in Italia costa troppo

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    2. Il Generale Inverno09 giugno, 2013

      Il problema del costo del lavoro, è tutto politico.

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