27 giugno 2013

Indesit: ma è solo colpa di Maria Paola?


Flash n°1. Susanna Camusso sta parlando in Piazza del Comune, sotto un sole cocente. Sul fianco sinistro del palco, allestito last minute, campeggia uno striscione. Vi si rimprovera Maria Paola Merloni per aver chiesto il voto e per aver lasciato la gente nel vuoto. Poco lontano alcune operaie mostrano una foto di Aristide Merloni con stampata una frase del fondatore sui doveri nei confronti del territorio.
Flash n°2. Assemblea sindacale degli impiegati Indesit degli uffici centrali. A incontro concluso Vincenzo Gentilucci, segretario dei metalmeccanici della UIL, posta un commento su Facebook: i colletti bianchi rimpiangono i tempi di Vittorio Merloni quando contava fare industria e non finanza.
Flash n°3. Fabrizio Bassotti, segretario provinciale della Fiom, chiede a Maria Paola e Andrea Merloni un pronunciamento netto sul Piano presentato dal management pur sapendo che quel Piano non poteva neanche essere concepito senza il benestare preventivo della proprietà.
Tre flash che corrispondono a un’unica fotografia: il bisogno di una raffigurazione mitologica del passato da meglio contrapporre alla decadenza del presente, un utilizzo selettivo della memoria necessario per spacciare il merlonismo di prima e seconda generazione come età dell’oro a fronte di una terza generazione distruttiva – come da manuale di organizzazione aziendale – e quindi socialmente insensibile, fisiologicamente assenteista e gestionalmente ignava. Ora, nonostante sia schierato coi lavoratori e con il sindacato mi sento di dire che questa è una narrazione edulcorata e adulterata della storia. Una versione che non convince perché assolve un’intera comunità dai propri peccati e dalle molte complicità, scaricando solo su Maria Paola e Andrea Merloni responsabilità che attraversano per intero la vicenda del merlonismo. So bene che in una fase come quella che viviamo si sente la necessità di capri espiatori e di figure bersaglio a cui addossare tutte le colpe. Ma l’essere storicamente immune dal servo encomio dei Merloni mi impedisce di accettare il codardo oltraggio dei molti che hanno servito e riverito MPM fino  a qualche mese fa, quando un’intera classe dirigente locale  - senza alcuna indignazione da parte dei fabrianesi – partecipò, in quel di Genga, a un indimenticabile aperitivo di sostegno alla candidatura montiana della ex deputata del Pd. La ragione del rifiuto è molto semplice:  l’intero ciclo merloniano – dal fondatore fino alla terza generazione -   stato segnato dal più naturale degli elementi che connotano l’esistenza di un’impresa: la convenienza. E se Fabriano è diventata una company town non è stato per amore ma per vantaggio e per calcolo dei profitti e delle perdite. E ciò che paghiamo oggi altro non sono che i vizi di origine di un modello industriale che, fin dalla nascita negli anni cinquanta, conteneva alcuni degli elementi peculiari del suo declino:  un sistema di bassi salari individuali che diventavano reddito borghese grazie alla remunerazione cumulativa di intere famiglie assunte nelle industrie Merloni; un paternalismo capace di individualizzare ogni rapporto di lavoro senza la mediazione classista del sindacato; un esercito di capi e capetti, elevati al rango di pretoriani del sistema, selezionati in base a criteri di fedeltà e obbedienza e spinti ad agire col fare occhiuto e spione del fattore nel podere mezzadrile; il rifiuto di qualsiasi insediamento industriale non autoctono che potesse alterare la dinamica retributiva del merlonismo spingendola verso l’alto; la progressiva trasformazione di Fabriano in un’appendice amministrativa del sistema industriale da cui pretendere e ottenere varianti, insediamenti e servizi collaterali di funzionamento; una politica concepita come funzione aziendale e come estensione del management d’impresa. E tutto intorno un consenso larghissimo ed entusiasta: le ottomila preferenze ad Antonio Merloni alle comunali del 1990; lo sguardo appenato e stupito degli astanti quando ti chiedevano come mai non “facevi domanda da Merlò”, i conti grassi e ridondanti alla Carifac, la casa a Torrette o a Marotta, il velato compiacimento nel dire che la Famiglia non tollerava svaghi, locali e balere ma manco puttane, scrocconi e delinquenti. Tutto questo per i Merloni era convenienza e per i fabrianesi sogno e dimensione onirica, perché ci si rifiutava di riconoscere l’altra faccia della luna, the dark side of the moon,  e cioè che quelle industrie erano insediate qui perché il gioco valeva la candela e i benefici del radicamento superavano ampiamente i costi della permanenza. Non era filantropia, non era amore, non erano radici ma solo e soltanto impatto sul profitto. Per una lunga fase c’è stata una coincidenza di interessi tra i percorsi di arricchimento e di benessere dei fabrianesi e redditività delle industre Merloni. Oggi quella convergenza tra sogno collettivo e redditività si è definitivamente consumata. Produrre a Fabriano e in Italia a Indesit non conviene più e sarebbe stata la stessa musica anche con Vittorio Merloni saldamente in sella. I lavoratori e il sindacato devono battersi fino all’ultimo respiro per difendere i posti di lavoro ma sostenere che con Vittorio Merloni sarebbe andata diversamente è consolante e sterile; incolpare Maria Paola Merloni di aver chiesto i voti senza fare mea culpa per averglieli dati è ingenuo e sospetto; ricordarsi del tempo felice nella miseria è saggezza dantesca e istinto di sopravvivenza. Ma la verità è un’altra: quel sistema era malato all’origine ma una comunità entusiasta e zelante ha fatto sì, col suo consenso, che non evolvesse e che qualsiasi idea di diversificazione fosse accompagnata da pernacchie e sberleffi. Oggi per non guardarci tutti allo specchio abbiamo bisogno di nemici e MPM e Andrea M. sono figure perfette su cui puntare il dito e imbastire demonizzazioni. Ma come cantava De Andrè, per quanto noi ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti.
    

25 commenti:

  1. Sante parole, fotografia perfetta. Ognuno mosso dal proprio tornaconto, padrone-operaio-sindacati-capetti ecc.. e questo è il prezzo che si paga per la scarsissima lungimiranza. I figli non hanno colpe se non quelle di non aver saputo o voluto o potuto cambiare destino ma certo in questa situazione non è neanche un'impresa facile. D'altra parte il voto teoricamente bisognerebbe darlo sulla base del valore dell'essere di una persona e non dell'avere. Quindi tutti colpevoli.

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  2. "Produrre a Fabriano e in Italia a Indesit non conviene" sopratutto per chi ha già comprato ma se sei il sapientone che tanto millanti di essere scrivi a chi è già stata venduta e sopratutto di che accordi accordini e stronzate sono completamente inutili. Venduti come si vende una macchina di seconda mano. E' finito tutto e sopratutto basta con prese per il culo tipo cinesi coreani australiani indonesiani sceicchi e magari una delegazione di marziani o venusiani interessati al bianco........

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    1. fuochino......

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    2. Questa storia della non convenienza di produrre in Italia è una menzogna che ci hanno fatto digerire. Il costo del lavoro minore di altri paesi implica solo maggiori profitti per la proprietà e non la fuoriuscita dal mercato. L'ingordigia è alla base delle scelte.

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    3. il costo del lavoro "salato", è un dato di fatto...il guaio, è che il profitto è la base del fare impresa...
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      G.R.

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    4. Il punto non è se siamo convinti noi che non convenga produrre in Italia ma il fatto che ne è convinta l'azienda....certo è che se ci convinciamo pure noi di questo la delocalizzazione sarà una marcia trionfale

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    5. il problema è che dovranno continuare a delocalizzare anche in futuro...tra 10-15 anni, si sposteranno di nuovo..magari in africa, stavolta...
      possibile che non si rendano conto di essere in una spirale???...il sistema, così com'è, collasserà per forza di cose...prima o poi!
      non è sano comportarsi ignorando questa prospettiva, senza mette basi solide per il futuro.
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      G.R.

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  3. Leggo che stai ritrattando e dando addosso alla popolazione nel classico stile servile e asservito non approfondisci e rimani sempre in superficie completamente inutile seguire le tue elucubrazioni.

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    1. Ma dove le vedi le ritrattazioni?! Veramente qui ho sempre letto giudizi severi sulla "sacra famiglia". Probabilmente ti fa comodo dire queste cose perche' a quella poccia ci sei stato attaccato anche tu....

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    2. riferito all'anonimo delle 19.07

      se non sei capace di cogliere uno spunto di riflessione, caro mio, vuol dire che hai ancora molto da imparare

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    3. Caro anonimo delle 19.07 io sono stato uno dei 12 consiglieri comunali che fece le barricate contro la mega variante di Antonio Merloni per fare il parcheggione Ardo di santa Maria. E quando il lavoro si trovava con la tessera della Dc avevo quella del Pci. Magari se sveli la tua identità potremo valutare tutti il tuo pedigree oppositorio. Ah dimenticavo non ho mai votato nè Pd né Sclta Civica quindi MPM non ha mai goduto del mio consenso. Puoi dire altrettanto? Io credo proprio di no

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    4. Sulle capacità imprenditoriali delle terze generazioni stendiamo un velo pietoso, hanno trasformato in piombo tutto quello che hanno toccato da sempre tanto da essere di fatto messi ai margini dalla gestione Guerra che come ovvio e' stato accompagnato alla porta e regalato a Del Vecchio che come ovvio,se lo tiene stretto. Per i prodotti la spinta della geniale intuizione dello scaldabagno finisce senza che ci sia qualcosa di altrettanto geniale in sostituzione, i fratelli non si parlano ( Vittorio Francesco Antonio.....) da sempre e hanno sprecato la chance di fare un cartello vero di prodotto, una silicon valley dell'elettrodomestico quando potevano cioè svariati anni fa e quando le loro aziende avevano delle funzioni in comune, tipo le risorse umane. D'altronde se le grandi famiglie imprenditoriali in Italia, Ferrero, Benetton, Agnelli,Pirelli,Moratti per dire fanno affari e sinergie insieme noi de Favria' di fatto siamo fieri di essere i nostri primi concorrenti......con queste premesse dare addosso a MPM e Co adesso non è sbagliato e' inutile anche se sacrosanto: io sostengo che le Aziende prosperano se hanno visioni a medio lungo termine e manager di assoluto livello cosa che a Merlonia non è o per lo meno non è' più certo il mercato...la crisi..... tutto vero ma se aspetti inerme che lo tsunami passi magari scopri che le macerie più alte sono le tue e pensi di risolvere tutto andando in Polonia magari funziona ma magari no e allora si che sono cazzi: poi rimane solo il cavaliere bianco ( meglio se giallo.....) che si compra tutto e magari scopri che hai perso una battaglia che non potevi vincere perché hai fatto semplicemente le cose che pensavi di saper fare ma contro avversari troppo forti senza mai una vera idea innovativa sempre con lo stesso marketing senza diversificare senza ricerca aspettando il prossimo incentivo era scritto da cinque anni almeno e aspettare che succedesse e' una colpa che questo management tra l'altro ben retribuito deve assumersi completamente.Adesso rimane solo la guerra tra poveri le liste di coscrizione che girano sono farcite di ex amici o ex nemici di questo o quello ex capo o capetto perché in ogni caso nel dubbio premiamo le relazioni e bastoniamo i meriti come nello stile di ogni caserma che si rispetti.....

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    5. Commento interessantissimo. Ti ringrazio.

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    6. Il Generale Inverno28 giugno, 2013

      Direi che la primogenitura del giudizio tranchant sulle terze generazioni, è tutta ascrivibile a Caio. Ma questo non è il problema, gli ex ragazzi sono persone normali, solo con un nome e portafoglio anormale e giustamente restano defilati salvo intervenire su antipatie e simpatie. Ma, ripeto, questo non sposta. Il limite risiede appunto nei pretoriani, nella delega politica concessa a persone normalo ma mediocri per il ruolo di suggeritori di visioni di grande respiro. Non ora ma hai tempi in cui il Simonetti si affacciava alla politica, con la solita intelligente verve ironica ma con altrettanto limite nella durata e nell'applicazione pallosa sulla politique politicienne. I grandi Vittorio, Francesco ed Antonio, perchè di grandissimi imprenditori si tratta. hanno sbagliato in questo, nella scelta dei pretoriani. Del resto tutti i grandi si circondano di quelli che hanno la capacità di stare un passo indietro. I nostri pretoriani, non avendo nessuna capacità, ci sono riusciti lo stesso. In maniera naturale.

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  4. colpe ce le hanno tutti, errori li han fatti tutti...ma le responsabilità maggiori non possono non essere attribuite alla sacra famiglia (in toto), c'è poco da girarci intorno...

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  5. finchè ciascuno di noi (anch'io che con la sacra famiglia non c'ho niente da sparti') non ammetterà i suoi errori, verrà sempre la tentazione di cercare un capro espiatorio...il colpevole per eccellenza; il palio è finito...quindi, non mi pare il caso di rievocare anche gli errori medioevali.
    anch'io sono del parere che in qualche modo, dovranno "pagare"(anche solo beccando un "foglio di via" virtuale) per l'inganno perpetrato a tutta la popolazione...ma quel pagamento, non risolverà un bel niente; qui, c'è da ricostruire, da capire e andare avanti...in qualche modo.
    stiamo commettendo l'errore, in effetti, di prendercela con qualcuno, in realtà, invece, dovremmo cercare di capire chi ha contribuito a queste manovre e ricordarcene per non permettere loro di fregarci ancora.
    __________________
    G.R.

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    1. Mio caro G.R. per l'ennesima volta concordo non ne sbagli una. Mi fà piacere.

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  6. ...visto come sta andando a finire l'aperitivo di Genga resterà il punto più basso della politica favrianese di tutti i tempi.

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  7. Si parla di aperitivi, ma tutta la gente che stava a magnà le fave l'anno scorso davanti alla fontana, non è colpevole? come tutti quelli che magnava alle feste dei padrò.
    Mo se stanno a coce co l'unto loro !!!

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    1. di codeste persone, dovrete ricordarvi in futuro...quando avranno bisogno di qualcosa...
      sedetevi lungo la sponda del fiume ed aspettate...
      ____________
      G.R.

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    2. G R magra consolazione, occorre dare un consiglio a chi ancora è in età da reimpiego o che ha una competenza specifica ORGANIZZATEVI cercate di liberarvi da una situazione che può solo peggiorare mettetevi in gioco sfruttate quel poco di immagine da "merloniano" che , obiettivamente, in alcuni casi il mercato del lavoro riconosce e che rimane....io sono uno di quelli che ha avuto la fortuna di essere consigliato in questo senso e prima di guardare il male negli occhi me ne sono andato...non ringrazierò mai abbastanza non dico sia facile ma l'alternativa e' quella che diceva sopra G.R.

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    3. Ma come fai a scrivere ste cose? Dopo la ARDO son riusciti a far eleggere un assessore REGIONALE !!! Minimo MPM la faranno ministro !!!

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  8. http://www3.varesenews.it/economia/whirlpool-investimenti-per-245-milioni-di-euro-266713.html

    Whirlpool vuole fare di Varese l'hub europeo degli elettrodomestici da incasso. Ma secondo Milani non era impossibile produrre in Italia?

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    1. Occhio, varese diventerà anche l'hub della ceppa, ma anche lì a prezzo di un migliaio di esuberi... Ho la sensazione crescente che quello che sta succedendo da noi in realtà sia una delle tante tessere di un mosaico che sta andando in pezzi ovunque, fabriano marche italia europa. Una china da cui forse ci si poteva salvare se ci si fosse mossi a livello di sistema non l'anno scorso ma 20 anni fa. Questo non è avvenuto ed eccoci qua. La famigghia ha di certo le sue colpe, ma purtroppo non si può fermare un fiume con le mani.

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